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Il verbale dell’interrogatorio di Doni: “Ho aderito all’illecito solo per la passione per l’Atalanta”

Ecco il testo integrale della deposizione di Cristiano Doni, ex capitano dell’Atalanta, arrestato per il calcioscommesse su ordine della magistratura di Cremona e attualmente agli arresti domiciliari. L’interrogatorio si è tenuto il 20 dicembre scorso, alle ore 17, davanti al dottor Guido Salvini, giudice per le indagini preliminari.

 

“Intendo rispondere e credo che sia giusto anche innanzi la mia squadra e i tifosi dell’Atalanta spiegare il mio coinvolgimento e il senso che ha avuto.

Prima della partita Ascoli-Atalanta, Santoni mi disse che tramite il coinvolgimento di giocatori dell’Ascoli ci sarebbe stata più facile una vittoria. In quel momento eravamo in zona alta classifica ed io contavo sul passaggio in Serie A dell’Atalanta come obiettivo finale del campionato.

Santoni, di cui sono amico da tanti anni, mi disse che come giocatore dell’Ascoli mi disse che io avrei dovuto andare da Micolucci, che sarebbe stato non l’unico interessato, ma il referente di quella partita. Santoni mi suggerì anche di stringerli la mano prima della partita in fase della cosiddetta ricognizione del campo. Io però non volli incontrare quel Micolucci perché non lo conoscevo e non mi sembrava giusto.

Secondo Santoni avrei dovuto dire a Micolucci una frase di questo genere: “Ti saluta Marco, il dottore”. Io, tra l’altro, all’epoca non sapevo chi fosse questo Marco e se esistesse, e solo dopo i fatti del giugno 2011 ho capito che poteva essere il dentista Pirani, persona che non ho mai conosciuto. In occasione di quella partita ero in panchina e comunque non ebbi la sensazione di una particolare arrendevolezza da parte dell’Ascoli. La partita finì 1-1 e quindi senza una nostra vittoria.

Dopo la partita ebbi occasione di dire a Santoni: “Guarda che vi stanno prendendo in giro”. Non ricordo esattamente la sua risposta, ma mi sembra fosse d’accordo con me su questo giudizio. Del resto anche lui non era certo esperto su cose di questo genere. In questa vicenda Santoni mi ha fatto anche il nome come coinvolto del suo direttore sportivo, cioè del direttore sportivo del Ravenna presso cui prepara i portieri. In pratica le notizie o parte di esse arrivavano da lui.
Fu diverso sotto il profilo dell’esito per Atalanta-Piacenza. Anche qui Santoni, con diversi contatti, per telefono mi disse che il Piacenza era disposto a perdere la partita e a lasciarci vincere. Santoni si riferiva non alla società, ma ad alcuni giocatori. Io gli chiesi chi fossero e Santoni fece il nome di Gervasoni, Conteh, il portiere e forse Guzman. In questa partita avrei dovuto stringere la mano a Gervasoni per confermare questo accordo.
Devo precisare che io non ho avuto alcuna parte in guadagno o vicende simili attinenti alle scommesse su questo risultato.

Il mio obiettivo era solamente l’Atalanta in A. Devo però dire che a Benfenati diedi poi le informazioni per le sue scommesse. Ma per me questo non aveva un collegamento con quello che mi aveva proposto Santoni.
In questa partita, davanti agli spogliatoi, incontrai Gervasoni. Mi feci avanti e gli strinsi la mano, e oltre ai convenevoli buttai la frase del tipo: “Tutto bene?”. Gervasoni mi rispose in modo affrettato, e forse anche impaurito, una frase del tipo: “Tutto bene, tutto bene”, che mi suonò come conferma.
Effettivamente in questa partita io percepii a differenza della precedente che si era trattato di una vittoria facilitata e che il Piacenza non si era impegnato al massimo. Questo pur vedendola con gli occhi diversi che disecendevano da quanto sapevo.
Mi sembra quella stessa mattina, a Zingonia, dove eravamo in ritiro, Benfenati mi diede una scheda sim dicendomi che era del nostro dipendente Petrescu Ion che lavora a Cervia. Mi disse che era una schedina sicura e con questo per me si riferiva alle scommesse che voleva fare.
Non mi aveva nemmeno anticipato che sarebbe venuto a Bergamo.
Ci sentimmo comunque diverse volte nell’imminenza della partita e anche dopo, ma senza vederci di nuovo. Io in pratica gli ho dato conferma che poteva scommettere sulla nostra vittoria.
Ho avuto però la sensazione che egli già sapesse della possibilità che la partita fosse facilitata.
Per quanto concerne Padova-Atalanta, in questo caso Santoni non mi disse proprio niente.
Solo dai contatti con Benfenati questi mi fece capire che sapeva che c’era un accordo per un pareggio.
Io feci la ricognizione in campo anche per vedere se qualcuno mi fosse venuto incontro, ma per me fu una partita vera.
Ho buttato via la scheda diverso tempo dopo, una volta tolta dal mio cellulare e averla tenuta un po’ su un telefono vecchio.
Non sapevo che Benfenati avesse telefonato a Parlato da una cabina di Osio di Sotto. Il senso della mia conversazione con il giornalista Serina dell’Eco di Bergamo era solamente la volontà di difendere la mia immagine, anche perché ero molto preoccupato anche perché si continuava a parlare anche a distanza di giorni di calcioscommesse.
Per quanto concerne le successive conversazioni che hanno riguardato la situazione di Santoni, ero effettivamente molto preoccupato per i due procedimenti sportivi che si sono svolti in agosto e del fatto che Santoni raccontasse. Come minacciava quanto accaduto davvero per me era importante il processo sportivo.
Di, fatto dopo richieste che Santoni mi fece giungere tramite Neri ed Ettori ed i miei soci in genere, io incontrai Santoni in quell’occasione in cui in una conversazione si dice che noi due eravamo in cucina, cioè nella cucina dello stabilimento balneare, io ero arrabbiato con lui, ma gli avevo oramai promesso che lo avrei aiutato. Lui mi ripetè che la parcella degli avvocati era molto alta e che io davo l’impressione di non farmi trovare o almeno così lui interpretava la mia condotta. Gli diedi circa 25.000 euro che avevo ricevuto a mio padre con una scusa e che a Santoni servivano per chiudere almeno una parte dei suoi debiti legati al procedimento sportivo.
Faccio presente comunque che sin dall’inizio di questa vicenda, da giugno e prima ancora che Santoni mostrasse di potere dire quanto accaduto, io gli avevo promesso di aiutarlo sapendolo non in buone condizioni economiche.
Per quanto concerne la conversazione in cui Santoni fa riferimento al suo Iphone, posso dire che era sera tardi, dopo la riunione di chiusura e di bilancio dello stabilimento di Cervia, io ero a Bergamo ed i miei amici avevano finito di lavorare e secondo me erano anche un po’ allegri per una bevuta.

Da Santoni ascoltai quel discorso senza avallarlo e senza dargli molto peso anche se in teoria quello che diceva poteva essere utile anche per me. Santoni non riprese mai più quell’argomento.
Nel computer che mi è stato sequestrato, di utile per le vicende che i vostri uffici cercano di chiarire ci sono solo le tracce di comunicazioni via skype con Santoni e qualche mail.
Sono comunque molto dispiaciuto per tutto quanto è accaduto e credo di potere dire che ho aderito a questa iniziativa illecita solo per la passione che mi legava alla mia squadra e la speranza di poterla portare all’obiettivo di quella stagione.
Io per l’Atalanta ho sempre giocato con il massimo impegno e non ho guadagnato nulla dai fatti che ho raccontato”.