Un mondo in movimento
Più di seicento milioni di persone parlano spagnolo o portoghese nel mondo: ovviamente tutta la penisola iberica in Europa, tutto il Sud America tranne le tre Guyane (inglese, francese e olandese), gran parte del Centro America e dei Caraibi (nell’istmo fa eccezione il piccolo Belize di lingua inglese), il Messico, che fa parte del Nord America (ma in Usa sono molti ormai che parlano le lingue iberiche); in molti paesi africani e alcuni asiatici quella lusitana è la lingua ufficiale e in altri i dialetti creoli hanno una discendenza diretta dai navigatori che hanno percorso queste coste nel Cinquecento civilizzando molti luoghi (altri conquistandoli). Se Spagna e Portogallo, le madrepatrie, stanno vivendo un periodo di grossa crisi, l’America del Sud ha invece il vento in poppa e sta crescendo con una costanza notevole da qualche anno. I leader progressisti che guidano i maggiori paesi del Continente, vale a dire Dilma Rousseff in Brasile e Cristina Fernandez de Kirchner in Argentina, rappresentano per i loro popoli una sicurezza. I de Kirchner sono diventati una “monarchia democratica” visto che la “presidenta” è alla seconda elezione e ha preso il posto del marito Nestor, scomparso quando si apprestava a tornare alla guida in una alternanza familiare che la gente avrebbe approvato.
Dilma era una guerrigliera durante la dittatura militare che in Brasile è stata particolarmente lunga anche se non tragica come in altri Paesi (la stessa Argentina dei generali, il Cile di Pinochet, il Paraguay di Stroessner), durata dal 1964 al 1985. Assieme a Lula, che l’ha preceduta al Planalto, ha percorso con il “Partido dos trabalhadores”, il partito dei lavoratori, il lungo percorso dell’accreditamento come forza di governo. Lula è stato in sella otto anni e ha portato il Brasile ai vertici della economia mondiale. La Rousseff in un anno ha corretto gli errori del suo predecessore, ha iniziato a smantellare la corruzione, “dimettendo” sette suoi ministri (molti retaggio di Lula), ha proseguito con decisione il progetto “Fome zero”, ma soprattutto ha indirizzato in modo diverso la sua politica estera: più Washington che Teheran, più Europa che Palestina, sempre però nel pieno rispetto dei diritti umani. Una presidenza che all’inizio sembrava non emozionare i brasiliani, avvicinatisi a Dilma con qualche diffidenza, e che ora invece li convince sempre più.
Due donne, dunque, a caratterizzare il Sud America. Una di lingua spagnola, Cristina, una di lingua portoghese, Dilma. Su questo continuo rimando linguistico si fonderà soprattutto il blog, che vuole essere un viaggio curioso in luoghi che possono sorprenderci e che merita visitare. In quei luoghi dove appunto si parlano le lingue della penisola iberica. E non ci dimenticheremo certo di Madrid e Lisbona. Anzi, ce ne saranno molte da dire.