Lo strappo nel cielo di carta
Davanti alla tragedia all’Isola del Giglio, non ho potuto che ripensare a quanto pochi giorni fa un messaggero dal destino mi ha fatto scoprire.
Sul treno, in lacrime. Mi si siede davanti un ragazzo. Appoggia lo zaino, la bottiglia d’acqua e un libro. Si toglie la giacca e mi offre un biscotto al cioccolato. Sfoglia qualche pagina del libro. Lo chiude e mi guarda. “Vuoi sentire una storia?” mi chiede. Annuisco, e faccio la conoscenza di Fra Gola, Fra Dito e Fra Casso. Il ragazzo davanti a me è un burattinaio. Mi parla di come nascono le sue creazioni, di come veste i burattini, di come li muove. Lo ascolto in silenzio viaggiare ad alta voce tra la vita reale e quella di pezza. Figlio di una famiglia bene molto ricca, sin da piccolo subisce abusi. Negli anni Ottanta cede all’eroina e comincia a vivere per lei. Vede morire gli amici nei parcheggi e sulle panchine. Appena prima di perdersi, sceglie di scappare. Dall’Italia, non dalla vita. Vola in Inghilterra e per quindici anni lavora, ma soprattutto gioca, con bambini autistici. Per alcuni di loro diventa indispensabile. Lo rispettano, gli vogliono bene, come nessuno aveva mai fatto prima. Poi, però, il fumo di Londra comincia a intossicarlo e torna a casa. Sopravvive tra laboratori e associazioni, in un’epoca che lo disgusta. Conosce una donna e se ne innamora. Scopre nuove fragilità e le chiede di prendersi cura di lui. Lei rifiuta e lo abbandona. Devastato, prova a ricominciare, ma la fiducia nelle persone è ormai una strada dissestata. Non si arrende, però. Mi dice che le uniche due certezze della vita sono la nascita e la morte: tutto quello che c’è in mezzo dipende da noi. È pronto a ricominciare in un’altra città.
Mi suona il telefono e io, decisa fino a pochi minuti prima a rifiutare la chiamata, rispondo e ascolto. Le lacrime si sono asciugate. Lui mi ha convinto, senza saperlo, a premere il tasto verde. Lui ci ha fatto superare una stupida litigata: lui mi ha fatto capire, senza saperlo, che era stupida.
Mi ha insegnato, senza saperlo, a godermi l’amore che ho. Mi ha insegnato, senza saperlo, che è sbagliato smettere di credere nelle persone, perché ci sono individui sempre pronti a stupirti.
E quando sul molo di Porto Santo Stefano ho visto una ragazza con in mano un vassoio di the caldo, ho capito che aveva ragione.