Speriamo che le bestie di Brindisi non restino impunite (come invece è successo spesso nella nostra storia)
Quando succedono cose del genere (una rudimentale bomba che esplode davanti ad una scuola di Brindisi, una ragazza di sedici anni che muore, un’altra in fin di vita, altri feriti, c’è chi perderà le gambe) uno non può che restare senza parole, provato nel più profondo da un evento del genere.
In bilico fra una tristezza senza fine e una rabbia sfrenata verso alcune di quelle bestie che vivono intorno a noi, che frequentano bar di paese e (magari per interposta persona) palazzi del potere. Bestie che un giorno (magari in occasione dell’anniversario della morte di Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo) decidono di far sentire la propria voce e far esplodere una bomba proprio davanti alla scuola che porta il nome di due dei tanti martiri della nostra democrazia.
Quando succedono cose del genere il primo pensiero è per quelle ragazzette immolate sull’altare della violenza, per i loro genitori costretti a sopravvivere alla tragedia, ai fratelli e alle sorelle, ai parenti tutti , agli amici, ai paesi in lutto.
Un pensiero, una tristezza infinita, un’emozione che davvero fa male.
Ma poi il pensiero va anche a tutto quello che abbiamo alle spalle, a quello che abbiamo vissuto e non avremmo mai voluto vedere.
Va alla folle notte del 31 dicembre del 1968 che in pratica segnò l’inizio di anni e anni di terrore; va alla manifestazione organizzata da studenti e operai davanti alla Bussola di Marina di Pietrasanta, tempio del divertimento dell’epoca; e va a quel colpo di pistola che ridusse per sempre su una carrozzina uno studente dal nome di Soriano Ceccanti.
Va ai morti di Piazza Fontana, va ai morti di piazza della Loggia, va ai morti dell’Italicus, va alla tragedia di Aldo Moro e della sua scorta, va alle morti del generale Dalla Chiesa, va a quell’immane tragedia della stazione di Bologna, va alle morti di Falcone, Borsellino e dei loro agenti di scorta. Va alla strage di via dei Georgofili a Firenze, va alla morte di Marco Biagi, freddato davanti casa, appena sceso dalla sua bici. Va alle vittime di tante altre nefandezze.
Terrorismo e criminalità organizzata, criminalità organizzata e terrorismo in uno scambio di responsabilità davvero inquietante. Quando (è stato detto anche questo) non c’era in tutta questa carneficina anche qualche copertura da parte di menti deviate dello Stato.
Il pensiero va a processi infiniti conclusisi spesso senza colpevoli, va a tante bestie che si pentono o fanno finta di pentirsi tanto per ingarbugliare di più le situazioni e diventano “protetti di Stato”, va ai parenti delle vittime che sempre più spesso non hanno neppure la soddisfazione di veder condannato a un bel numero di anni di galera il macellaio dei loro cari.
Ascolto in queste ore le parole di esecrazione per ciò che è stato compiuto a Brindisi, assisto a proclami secondo i quali questi ennesimi delitti non rimarranno impuniti e i colpevoli saranno assicurati alla giustizia. Certo, i politici e i rappresentanti delle forze dell’ordine in questo momento non possono che dire questo.
Spero in cuor mio che ciò che è successo a Brindisi poche ore fa non diventi una delle tante tragedie che in tutti questi anni hanno colpito il nostro Paese. E per le quali, spesso, non ha pagato nessuno.