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Il terremoto al tempo di Twitter: la diretta “de noantri”

“Avvertito  anche a Milano…impressionante sentire il letto andare via”…”Abito al nono piano e il palazzo ha oscillato per 30 secondi,  da paura”…”Ehi, ma io sono l’unico che non ha sentito nulla?”.  “ Dieci minuti dopo la scossa valutata dagli americani del 6° grado  (sì lo so, per gli osservatori italiani è 5,9 )  la rete già pullulava di cinguettii spaventati. Fa un certo effetto pensare a quanta gente stesse “twittando” mentre la terra  tremava tutt’intorno, quasi che ormai il  primo pensiero fosse l’aggiornamento di Twitter e non quello di salvarsi la pellaccia. Ma probabilmente è un’impressione sbagliata, le due cose coesistevano. Ormai c’è chi twitta in diretta la propria vita, quindi è probabile che molti tweet siano stati lanciati in corsa, mentre magari uno cercava un riparo, e cercava soprattutto di capire quale fosse la portata e l’estensione del fenomeno, personaggi famosi inclusi. Come Fiorella Mannoia che diceva di essere scesa nell hall del suo albergo e “postava” – scusate il termine – anche  una foto

E’ anche l’incalzante avanzata di un nuovo tipo di giornalismo, rischioso se volete ma senza dubbio affascinante. Un po’ difficile da accettare per chi è cresciuto alla vecchia scuola della verifica e del controllo incrociato. ma certamente più efficace. Enormemente più efficace.  Alle 4,31 quando è stato battuto il primo flash Ansa giustamente verificato, su Twitter il quadro era già ampio e c’era perfino chi stava calcolando dove il sisma avesse battuto di più basandosi sulla localizzazione dei tweet e magari prendendosela con la tv, come l’attivissimo Red Ronnie: ” Pazzesco come solo RaiNews sia in diretta e parlano della Sacra Corona Unita e poche sporadici flash su terremoto. Ne sappiamo più noi qui”. Qui su Twitter, naturalmente, dove di lì a poco sarebbe apparsa anche la mappa dell’epicentro linkata direttamente dall U.S.Geological Survey, il servizio di monitoraggio geologico americano

Un’ora dopo la prima scossa, quando c’è stata la seconda, il quadro delle zone colpite e dei primi danni era già in fase avanzata. Una specie di diretta nazionale collettiva, in cui , certo, alle notizie-notizie vissute in diretta si mischiavano sensazioni, ipotesi catastrofiche sulle previsioni Maya, perfino battute. Eppure l’essenza del fatto era già li, sui telefonini di un “social network Italia” che non dormiva,  e scandiva consapevolmente o meno il tempo di una nuova informazione immediata, nel senso letterale del termine, in una gara al cinguettìo interminabile con qualche tweet sdrammatizzante che non fa mai male: “Beh ragazzi mi faccio un panino, se devo morire almeno voglio farlo con la pancia piena”…