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India/ Vogliono incastrarli

OMICIDIO, tentato omicidio e danneggiamento. Reati tutti commessi in
 concorso fra loro, secondo l’articolo 34 del codice penale indiano. La norma
 punisce letteralmente l’«appoggio a un comune intento criminoso» e potrebbe essere assimilabile, nell’ordinamento italiano, «all’associazione a delinquere». La polizia del Kerala ha tirato dritto. Anzi ha rincarato la dose. Ieri ha consegnato alla Procura di Kollam un capo di imputazione che potrebbe costare una condanna alla pena capitale, o all’ergastolo, a
 Massimiliano Latorre e a Salvatore Girone, i due marò che assieme a 4 colleghi dovevano proteggere la petroliera «Enrica Lexie» dagli assalti dei pirati. Il capo degli agenti di Kochi, Ajith Kumar, li accusa di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio. L’Italia ha richiamato a Roma
 l’ambasciatore a Nuova Delhi, un segno di fortissima irritazione. Kumar ha concluso esattamente come aveva ipotizzato a caldo il primo ministro del Kerala, Oommen Chandy.
 
 COME si era intuito giovedì, il Kerala è deciso a processare i marò. Anche per questa ragione le indagini sono state un capolavoro di approssimazione, di stranezze e di contraddizioni. Il 16 febbraio il professor Sasikala, esaminando i proiettili che hanno ucciso Ajeesh Binki, 25 anni, e Valentine Jalastine, 44 anni, il timoniere, ha misurato pallottole molto più grandi di quelle in dotazione ai fucilieri del Battaglione San Marco. Quando abbiamo tentato di chiedergli un chiarimento, ci ha fatto rispondere che solo la polizia era autorizzata a parlare con i giornalisti. Ma non è tutto.

 La perizia balistica sulle armi di Latorre e di Girone ‘tradiva’ tracce di manipolazione assai poco sofisticata. La squadra di detective capeggiata da Kumar ha pasticciato perfino sulla posizione della «Enrica Lexie». Secondo l’autorevole agenzia cattolica di notizie ‘Asia News Network’ il primo rapporto (First Information Report) la collocava a 33 miglia dalla costa indiana, in acque sicuramente internazionali. Il corposo documento, 196 pagine, consegnato ieri ai pm di Kollam riduce a 20,5 miglia nautiche la distanza dalla città costiera di Neendakara. In questo modo la petroliera è stata spostata nella «fascia contigua» sulla quale Nuova Delhi sostiene di poter esercitare una giurisdizione penale. In queste condizioni, rimettersi con serenità al verdetto del tribunale del Kerala è arduo per non dire folle. Il processo dovrebbe cominciare alla fine del mese di maggio.