L’attentato di Brindisi? Non può che essere di stampo mafioso
Melissa è stata sepolta, Veronica è ancora grave in ospedale, uno dei tanti sospettati di essere la bestia che sabato scorso ha fatto esplodere la bomba davanti alla scuola Morvillo-Falcone a Brindisi distribuendo morte e ferite gravissime fra tante ragazze in fiore che stavano per entrare in classe, dopo un lungo interrogatorio in Questura è stato rimandato a casa.
“Ora – ha detto il radiotecnico che per alcune ore è stato indicato come la Bestia – l’unica cosa che voglio è essere lasciato in pace. Sono un uomo onesto, non c’entro nulla con la bomba. Chiaramente è stato un incubo però per fortuna hanno capito che sono onesto”.
Sarà davvero così come ha detto? Chi lo sa. O è stato rilasciato solo nella speranza che possa tradirsi e fornire qualche prova più consistente? Chi può dirlo?
Una cosa però, almeno per me è certa: che l’attentato di Brindisi in cui ha perso la vita la sedicenne Melissa Bassi non può essere, come è stato detto, il gesto isolato di uno squilibrato, l’azione di un cane sciolto. No, a questo non credo e non crederò mai. L’attentato, secondo me, non può che essere avvenuto in ambito mafioso.
Andiamo per ordine.
1) Melissa e le altre ragazze ferite nello scoppio, tutte le mattine arrivavano in pullman a Brindisi da Mesagne una cittadina di 28.000 abitanti distante una decina di chilometri dal capoluogo.
2) Mesagne è la roccaforte della organizzazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita fondata da Pino Rogoli (pure lui di Mesagne) all’inizio degli anni Ottanta.
3) Nella notte fra il 4 e 5 maggio scorso a Mesagne in seguito ad un attentato andò a fuoco l’automobile del presidente dell’associazione antiracket Fabio Marini.
4) Sempre a Mesagne il 9 maggio scorso venne compiuta da parte delle forze dell’ordine una retata nel corso della quale vennero arrestati una ventina di malavitosi. Delinquenti definiti dal procuratore di Lecce Cataldo Motta “i nipotini dei boss”.
5) Il 23 maggio ricorre il ventesimo anniversario dell’attentato di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
6) L’attentato di sabato scorso è stato compiuto proprio davanti alla scuola brindisina intitolata alla moglie dell’eroico giudice massacrato dalla mafia insieme a quelli che erano con lui sull’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo.
7) La scuola Morvillo-Falcone tempo fa aveva vinto un premio organizzato dall’Osservatorio Giovani-Editori su “La legalità nel quotidiano”.
Proprio sabato scorso a Brindisi era in programma una marcia contro le mafie.
9) Per il 24 maggio è in programma l’incontro pubblico “Raccontare il territorio, promuovere la legalità” organizzato dal comune di Mesagne.
10) Riportano le cronache che il papà di Veronica Capodieci, amica del cuore di Melissa, la ragazzetta che è ancora grave in ospedale, ha eseguito vari lavori di scavo nei terreni confiscati alla mafia e coltivati da “Libera”, l’associazione di don Ciotti contro tutte le mafie.
11) E’ di Mesagne Ercole Penna, un pentito, un collaboratore di giustizia che da più di un anno racconta ciò che sa sugli affari della Sacra Corona Unita.
12) Raccontano le cronache che è parente di Ercole Penna una delle ragazze rimaste leggermente ferite nell’attentato di sabato.
Ecco perché non crederò mai che questo attentato non possa avere a che fare con ambienti vicini alla mafia. Che non sia maturato in ambienti mafiosi come, invece, sosteneva il procuratore capo di Brindisi Marco Dinapoli.
Subito dopo l’attentato il procuratore Dinapoli aveva detto che secondo lui l’attentato era dovuto ad un gesto isolato e che a compierlo poteva essere stato uno squilibrato. Dinapoli aveva anche detto: “Se c’entra la mafia? Improbabile. Essenzialmente per due motivi: il bersaglio colpito e l’esplosivo usato. La mafia non mette le bombe nelle scuole e non fa attentati con le bombole di gas”.
Eh sì, infatti la mafia è incapace di tutto questo… E’ solo capace di uccidere un ragazzino come Giuseppe Di Matteo e sciogliere il suo corpo nell’acido.
Il procuratore Dinapoli, poche ore dopo le sue dichiarazioni, è stato sollevato dalle indagini che sono passate alla procura antimafia della zona.
Aspettiamo di conoscere nomi, cognomi e volti di esecutori e mandanti di questa ennesima strage di mafia.