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Obama insegue i finanziatori

SERVIRANNO champagne e ostriche a Parigi. Lumache e vino rosso in Svizzera. Forse ricci di mare e falanghina sulla costa amalfitata. Ci vorranno molte apparizioni di George Clooney e tante altre star, ma soprattutto dovranno piovere tanti soldi nelle casse di Barack Obama per pareggiare e contrastare il fiume di denaro che silenziosamente e sistematicamente i repubblicani stanno mettendo in quelle di Romney e nei super pac che lo sostengono. Barack «è allarmato» e non perde tempo. Sfidando anche l’etica apparente, il presidente non esita a usare il telefono speciale dell’Air Force One per una riservatissima telefonata privata ai donatori generosi che lo aiutarono nel 2008, ma che adesso nicchiano. «Vi prego fate di più, ci stanno schiacciando», li ha quasi implorati. La corsa per la Casa Bianca ha sempre meno implicazioni morali e sociali e sempre più traguardi finanziari. Con l’economia lenta che non aiuta nemmeno Romney, la sfida si riduce a chi può spendere di più seppellendo l’avversario nella battaglia pubblicitaria televisiva, via Internet o alla radio.

È VERO, i cittadini degli Stati Uniti potranno scegliere tra due candidati e due Americhe che più diverse non potranno essere, ma è altrettanto vero che in un paese di 50 Stati, dove tanta gente non ha alcuna tradizione partecipativa per la vita politica, i mezzi di informazione imbottiti di slogan a pagamento diventano gli unici vettori fondamentali per il consenso. E in questo caso non sempre vince chi ha il messaggio migliore, ma chi lo diffonde nel modo più capillare. Vale per un’idea, ma anche per un attacco brutale.

I primi dibattiti fra Obama e Romney inizeranno a settembre. In politica, soprattutto col web, si tratta di una distanza siderale. Gli uomini di Obama si sono addirittura inventati una «campagna europea» per allargare il cappello delle offerte e la base dei donatori. Romney non ne ha bisogno. Gli bastano i fratelli Koch, che con un solo meeting a San Diego si preparano a portargli in dote 500 milioni di dollari. Una cifra che Clooney raggiungerebbe solo dopo 160 cene per i suoi vip. La dinamica è cinica, ma Barack è anche parte del suo male perché nel 2008 fu lui contro McCain a rinunciare ai finanziamenti pubblici col tetto preferendo le offerte libere. E la Corte Suprema nel 2010 le ha rese ancora più libere: le ha rese illimitate.