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Salva euro, nuovo round

Oggi Monti riferisce in Parlamento sull’esito del vertice di Bruxelles. Domani la Cancelliera tedesca Angela Merkel sarà a Roma per un vertice bilaterale con il presidente del consiglio italiano. Dopo domani la Bce guidata da Mario Draghi deciderà se tagliare ancora i tassi,  come si attendono la  maggior parte degli osservatori.
Ieri, intanto, Finlandia e Olanda — paesi a tripla A, importanti rappresentanti del fronte del Nord, legate alla Germania e al rispetto dell’ortodossia rigorista — hanno tirato forte il freno sugli accordi raggiunti a Bruxelles: mettendo in discussione che il fondo salva stati europeo permanente (Esm) possa acquistare titoli di Stato di paesi sotto pressione, sul mercato secondario. E — nel caso dell’Olanda — sostenendo che ogni decisione dovrà essere presa caso per caso e all’unanimità.
Questo secondo punto, però, si presta ad andare a vedere le carte di Amsterdam, la cui posizione potrebbe essere solo un bluff. Il trattato dell’Esm — secondo l’interpretazione forntia ieri da Simon O’Connor, il nuovo portavoce del commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn — prevede, infatti, diverse procedure di voto nel caso in cui l’intervento sia urgente e necessario per tutelare la «sostenibilità economica e finanziaria della zona euro». Si passerebbe dal «comune
accordo» (l’unanimità) a una maggioranza superqualificata: all’85% delle quote di partecipazione al capitale versato dell’Esm, assegnate a ciascuno Stato membro. Per bloccare la decisione, insomma, servirebbe il 15%, ma la Finlandia ha l’1,7974% delle quote e l’Olanda il 5,7170%. Mentre, per esempio,  l’Italia ha il 17,9137% delle quote e  da sola potrebbe esercitare il blocco, così come Germania (27,1464%) e Francia (20,3859%). Sotto la ‘soglia di blocco’ la Spagna, con l’11,9037% delle quote.

Aldilà delle tecnicalità, però, sono ricominciati i fuochi d’artificio (prevedibili e previsti) sulla strada del salva euro. Accesi anche dalle esigenze domestiche dei leader: se Monti aveva bisogno di tornare con risultati da Bruxelles, la Merkel ne ha sempre più bisogno a Berlino dove è accusata di avere ceduto sul rigore. Da questo punto di vista il vertice di domani farà chiarezza. Ma allora perché i mercati sembrano non preoccuparsi? Perché, fondamentalmente, si aspettano ossigeno da Draghi. Pronti ad agitarsi se l’Europa, per l’ennesima volta, dimostrerà di essere disponibile e divisa di fronte alla tempesta. Incapace di aprire l’ombrello degli eurobond (finché la Merkel vivrà).