Blog Quotidiano.net

Blog Quotidiano.net

I blog degli autori di Quotidiano.net, il Resto del Carlino, La Nazione ed Il Giorno online

di

Legittimo sospetto

UN’IMBECCATA alla speculazione la scelta di Moody’s di declassare ancora il debito italiano e appoggiarlo poco sopra il livello della spazzatura? Una bocciatura a orologeria? Un disegno premeditato? Difficile pensare sia casuale il taglio dell’altra notte, a poche ore da una asta dei titoli di Stato che avrebbe potuto trasformarsi in una Caporetto. E ripercorrendo il giovedì borsistico di piazza Affari, è pure difficile non correlare l’improvvisa caduta degli indici a una fuga di notizie che ha favorito la svendita dei listini italiani. La tempistica è sospetta, Consob indagherà.
Ora qualcuno dirà che non si deve confondere causa ed effetto: la malattia dell’Italia non può essere addebitata al termometro che indica febbre alta del Paese, schiacciato dal debito, dall’incapacità di crescere e dall’instabilità politica.  Ma sono legittimi i dubbi sulla appropriatezza dei tempi delle agenzie di rating e sull’efficienza degli strumenti di analisi, quindi dei loro giudizi. E si arricchisce di nuovi indizi anche la teoria di un ipotetico complotto ordito dalla finanza anglosassone che sembra colpire ad uno a uno, come nel romanzo dieci piccoli indiani, i paesi dell’eurozona: bersaglio finale è la sopravvivenza dell’euro.
L’esito positivo dell’asta del Btp di ieri mattina, snobbando il taglio, lascia tuttavia il buon umore. Testimonia anche un bisogno emergente di cambiamento nell’architettura complessiva della finanza internazionale, con i suoi mercati opachi e fuori controllo, a volte isterici: una esigenza spesso trascurata nei periodi di espansione economica ma che torna priorità inderogabile al precipitare delle crisi, per poi rientrare di nuovo tra i provvedimenti rinviabili con la ripresa e la crescita. Questa volta sarà diverso, forse. Una delegazione della stessa Moody’s ha confidato a uno dei direttori generali del Tesoro, nel dicembre scorso, il bisogno di svolta sulle regolamentazioni: il pericolo – dissero i funzionari a Maria Cannata – è produrre conseguenze troppo vaste e troppo estese, il rischio è alterare gli equilibri a livello geopolitico. Lasciare le sorti dei Paesi nelle mani delle agenzie sembrava eccessivo anche a loro. Un primo, efficace provvedimento sarebbe a portata di mano, affidando più poteri di controllo e di intervento alla Banca centrale europea. Ma i trattati, i ritardi e i falchi del nord Europa lo impediscono.