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Tutta la mia indignazione

Non avrei voluto farlo, davvero. Ma mi ci trovo costretta, schifata e arrabbiata. A qualcuno il mio punto di vista potrà sembrare anacronisticamente femminista. Qualcuno lo troverà inutile come inutili sono i principi al giorno d’oggi. Se nessuno dice niente, però, non potremo che raschiare sempre più il fondo di un barile ormai logoro. La classica goccia in mezzo al mare: questo sarà il mio post.

Tre cose, oggi, mi hanno fatto salire il sangue al cervello.

In ordine cronologico: l’ingratitudine degli amici. Stressati, stanchi, soli e arrabbiati per una ruota che non gira. Incapaci di capire perché tu non abbia risposto a una chiamata. Incapaci di non colpevolizzarti perché nella vita hai tanti pezzettini da mettere insieme, e tenere tutto a volte è difficile. Incapaci, in certe occasioni, di darti l’unica cosa di cui avresti bisogno. La comprensione, questa sconosciuta.

Poi mi imbatto in un post su una piattaforma decisamente rinomata e di cosa leggo? Di una ragazza che si chiede come mai tutti le fanno il filo. Come mai tutti le rivolgono inviti più o meno velati. In ogni posto di lavoro in cui si trova a transitare, ecco la fila dei pretendenti. Ammogliati, scapoli. Poeti, prosaici. Tutti lì a farle la corte.
Resto esterrefatta. Dove, ditemi dove, vi prego, sta di casa il rispetto per se stessi? So bene che tanti ambienti sono come lei li descrive, ma vi prego, vi prego, spiegatemi che bisogno c’è di mettersi in mostra così, a sfregio, tanto per. Chi deve convincere? Perché nessuno cerca di far sopravvivere un briciolo, un misero briciolo di dignità? Cosa vuole dimostrare? Vi prego. Ditemelo voi perché io, sarò tarda, proprio non ci arrivo. Se questa è un’esponente delle donne giornaliste, siamo finiti. Senza mezzi termini.

E poi, il clou. Un amico su Facebook pubblica un link. Sara Tommasi all’anniversario di una discoteca. Non vi incollo il link per non alimentare il disprezzo che si respira in ogni singolo frame. La Tommasi, in evidente stato confusionale (e qui mi fermo) è aggredita verbalmente dal pubblico che non le risparmia le peggiori offese. E il vocalist, conscio che un’occasione così non capita spesso, cavalca l’onda dell’idiozia, dell’ignoranza che, insieme con gli ormoni impazziti, avvolge il locale. Una ragazza con seri problemi esposta alla pubblica gogna per il ludibrio maschile.

È davvero questa l’Italia che vogliamo? Non riusciamo a meritarci proprio niente di più? Non vogliamo niente di diverso? È questa la società che vogliamo lasciare ai nostri figli?

Questo il mio sfogo. Questo il mio appello: facciamoci tutti un serio esame di coscienza. Se non se lo fanno gli economisti, se non se lo fanno i politici, se non se lo fanno nemmeno gli sportivi, vi prego, facciamocelo noi, gente normale.