Un coniglio salterà fuori dal cilindro dei poteri forti
Indietro tutta. Il Pd torna allo spirito che fu del Pci: «ben altro» dovrebbe fare il governo (cosa non è chiaro, ma comunque ben altro) e «fascisti» sono tutti i «nemici a sinistra». Si rivaluta Togliatti, si accantonano la «vocazione maggioritaria» cara a Veltroni e l’ulivismo caro a Prodi. D’Alema invoca una «svolta progressista», Bersani (convinto di schiacciare Renzi alle primarie) rispolvera la rassicurante identità socialdemocratica. Dinamiche uguali e contrarie s’affacciano tra i ranghi del Pdl. Novità programmatiche o identitarie, zero. Molto ci si aspetta dal cambio di nome, moltissimo dalla candidatura di Silvio Berlusconi. La sesta. E quand’anche (cosa difficile) il vecchio leone dovesse rinunciare a beneficio del delfino predestinato e poi revocato, Angelino Alfano risulterebbe ormai più vecchio che nuovo, più un ripiego che una scelta. I due maggiori partiti, Pd e Pdl, sanno d’essersi già giocati una barca di voti: puntano dunque a mobilitare i rispettivi zoccoli duri, e per farlo radicalizzano lo scontro. «Togliatti è un assassino!», grida Gasparri, come se il Migliore fosse ancora tra noi. La nuova legge elettorale non c’è, ma già dà i suoi frutti: ciascuno corre per sè, fingendosi autosufficiente. Scriveva ieri Roberto D’Alimonte sul ‘Sole 24Ore’ che il nuovo sistema di certo impedirà la nascita nelle urne di una maggioranza di governo. «Stiamo tornando al sistema politico della Prima Repubblica senza i partiti della Prima Repubblica», commenta il politologo.
Rifletteva nei giorni scorsi il leader della Cisl Raffaele Bonanni, uomo dalle lunghe antenne: «Lo spettacolo offerto dai partiti è desolante e i vari poteri del Paese sono in grande allarme. Avanti così, salterà fuori dal cilindro qualcosa di nuovo: nuove forze e nuovi candidati a sparigliare i giochi».
Michele Ainis, costituzionalista (si dice) caro al Quirinale, concorda: «Il contesto politico e il ritorno al proporzionale senza vincolo di coalizione rendono possibile e senz’altro auspicabile una nuova offerta politica». Ainis fa parte della scuderia di Montezemolo. Significa che il presidente di Italiafutura, evidentemente partito troppo presto, scenderà finalmente in campo? «E’ presto per dirlo, di sicuro c’è che sia Bersani sia Berlusconi sembrano non capire che la gente vuole volti nuovi». Di reclutare volti nuovi si sta incaricando il giornalista economico Oscar Giannino col movimento Fermare il declino. «Abbiamo 25mila aderenti – spiega – a 50mila decideremo se fare un partito, cosa difficile, o fare liste elettorali con chi incarna la novità». E sempre a Montezemolo (che prima dell’estate pendeva per il no ed ora pende, assai, per il sì) si pensa. O all’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, sulla quale anche Berlusconi ha avviato un formidabile pressing. Si ritiene possa, con gran colpo di teatro, offrirle persino la candidatura a premier. Si esclude invece che Marcegaglia e Montezemolo possano convivere nello stesso partito: si detestano. Poco si confida nell’ambizioso Passera e negli altri ministri “tecnici” con vocazione politica. Un timore è diffuso: che dal cilindro evocato da Bonanni salti fuori un coniglio cui nessuno aveva pensato…