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La maledizione del Top Player e l’italiano sbracato delle cronache di mercato

Qualche volta, quando ci ripensa, è probabile che Giuseppe Marotta si morda la lingua.

Nell’estate del 2011 era stato proprio l’amministratore delegato della Juve, nonchè responsabile delle operazioni di mercato, a  coniare  la definizione di Top Player tracciando l’identikit del grande campione, dell’asso famoso, del giocatore celebre che la Juve avrebbe voluto ingaggiare.

Avrebbe voluto. E’ passato più di un anno, venerdì 31 agosto alle 19 si chiude la sessione estiva di mercato, ma di questo uomo dei sogni non c’è ancora traccia ed è molto presumibile non ce ne sia sino al prossimo giro.

Il che non ha impedito a Marotta e alla stessa Juve di costruire una squadra capace di vincere lo scudetto senza incassare una sconfitta in 38 partite e, in queste settimane, di rafforzare ulteriormente un organico che ha subito conquistato la Supercoppa di Lega e ha debuttato brillantemente in campionato.

Ma qui non si discute delle operazioni di mercato bianconere.

Qui si bolla come insopportabile quell’etichetta stampigliata su troppe cronache del calciomercato e sull’italiano sbracato delle medesime,  che trova la sua sublimazione anche e soprattutto nel lessico di alcuni mostri generati dalla tv.

Se ne avete voglia e forza, in capo a una giornata contate quante volte viene ripetuta la definizione inglese che, peraltro, porta pure scalogna a chi la usa perchè, se facciamo l’elenco dei colpi falliti da numerose società, altro che top: bisogna parlare solo di flop .

Aggiungeteci naturalmente “tanta roba”, un altro obbrobrio di questi tempi poveri di fantasia ed eleganza; non mancate di sottolineare l’importanza di “avere un progetto”,  ”fare un progetto”, “costruire un progetto”. Che, di solito, riesce sempre agli altri.

Quello che non inseguono il Top Player. Ma lo comprano.

Xavier Jacobelli