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Il cubo di Rubik degli spread

Una settimana importante per i titoli di Stato italiani si chiude con il buon successo delle aste che hanno collocato Ctz, Bot e Btp. Buona la domanda, tassi in calo. Ma non abbastanza per calmare lo spread tra i titoli a dieci anni italiani e il bund a dieci anni tedesco che rimane a quota 444 punti. Insomma, da un lato il mercato ripone fiducia nella tenuta dell’Italia, dall’altro però non allegerisce la croce che pesa non solo sui conti dello Stato ma si riflette sui costi con i quali le nostre imprese si rifinanziano: costi molto più alti di quelli sopportati dai concorrenti tedeschi. Sembra il mitico cubo di Rubik: sistemi una faccia e ne scombini un’altra.

Oggi il Tesoro ha piazzato  2,5 miliardi di Btp a cinque anni con un tasso sceso dal 5,29% di luglio al 4,73% (minimi da marzo) e 4 miliardi di Btp a 10 anni con tassi al 5,82% dal 5,96% di luglio (minimo da aprile)  il minimo dalla fine di aprile. Ieri l’asta dei Bot a sei mesi si è chiusa con 9 miliardi collocati a un tasso medio in calo all’1,585% dal 2,454% di luglio. Lunedì sono stati collocati tutti i tre miliardi Ctz  scadenza maggio 2014 con un tasso medio in discesa al 3,064% dal 4,86% del mese scorso e i 750 milioni di euro di Btp indicizzati all’inflazione dell’eurozona con scadenza 2016 e 2019. Sulla scadenza 2016 il tasso è sceso al 3,69%, in calo dell’1,51% rispetto all’asta precedente, mentre sulla scadenza 2019 il rendimento si e’ attestato al 4,39%.
 
Guardando alle scadenze si capisce cosa si aspetta il mercato: i cali più consistenti (in particolare quello del Ctz) lo si è avuto sui rendimenti più a breve e riflettono il fatto che — più o meno apertamente — la Bce ha fatto chiaramente intendere che, se interverrà, lo farà proprio su questo tipo di titoli lasciando potenziali interventi sulle scadenze più lunghe ai fondi salva Stati (Efsf e Esm), operazioni evenutali avvolte nell’inceertezza, sottoposte a richieste da parte degli Stati e all’accettazioni di precise condizioni, ma, soprattutto, per quanto riguarda l’Esm, appeso alle decisioni della Corte costituzionale tedesca che solo il 12 settembre deciderà se il salva stati permanente rispetta la Carta tedesca. Insomma, sulle lunghe scadenze il peso dell’Europa in panne – e nella giornata spagnola –  pesa eccome, ed è per questo che lo spread non si muove.