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L’università non cambia. Non conta il merito, trionfa il nepotismo

Non voglio parlare assolutamente della mia posizione universitaria della quale mi ritengo soddisfatto. Ma fare carriera nell’Università di oggi è diventato veramente quasi impossibile. Questo vale sia per ottenere un posto da ricercatore se si è nella situazione di dottorando sia se da ricercatore si pensi di poter diventare professore associato. I nostri governi si riempiono la bocca del ritorno alla meritocrazia ma nella realtà dei fatti nulla cambia. Ci sono ricercatori con una produzione scientifica enorme che forse mai, se non tardissimo, riusciranno a diventare professori associati. Lo stesso vale per gli ancora più giovani dottori di ricerca con splendidi curriculum corredati anche di esperienze all’estero che, quando va bene, diventano ricercatori superati i 40-45 anni.  I tre unici parametri che muovono tutto sono il nepotismo, l’appartenenza politica e l’anzianità ma non la meritocrazia. Sarebbe il caso almeno in questo di operare una svolta e, non dico diventare un esempio, ma almeno adeguarsi agli altri paesi europei seri. Alessandro Bovicelli, medico e ricercatore, presso l’Università di Bologna

NEPOTISMO, appartenenza politica e anzianità. Tre cardini sulla base dei quali il nostro Paese è malamente cresciuto e oggi ne paghiamo le conseguenze. Purtroppo la denuncia del dottor Alessandro Bovicelli è quanto mai attuale perché, nonostante da tempo si parli di meritocrazia, all’atto pratico ben poco si è fatto. Senza contare che nell’intervento si sottolinea un altro aspetto non secondario. Molti promettenti e validi giovani, nel mondo dell’università ma anche in quello del lavoro, ottengono solo dopo lunghi anni di gavetta il riconoscimento meritato. Questo non aiuta, perché rischia di far prevalere lo sconforto, nonché la consapevolezza di vivere in un Paese incapace di riconoscere le potenzialità dei giovani. Sfibrati da anni di attesa, impossibilitati ad emergere non per demeriti, ma per carenza di amicizie, gli ex giovani rischiano di sedersi, desiderosi di tirare il fiato dopo anni di estenuanti rincorse. La consapevolezza maturata da molti potrebbe aiutare il Paese a uscire dal tunnel. Una nuova classe politica sarebbe auspicabile e questa è la ragione per cui movimenti come quello di Grillo stanno ottenendo sempre più consensi. Fino ad oggi però il sistema ha corrotto anche i più puri e il copione potrebbe ripetersi. Non ci resta che vigilare.

ugo.cennamo@ilgiorno.net