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Coppa Italia posticipata: un autogol

E’ destino che in questa stagione le Coppe (da quella dei Campioni a quella Italia) facciano discutere. E non sempre in positivo. Non abbiamo ancora archiviato l’European Cup (che la federazione internazionale a un certo punto aveva messo in dubbio) che c’è già un primo appunto. Legato alla Coppa Italia. La finale di Coppa Italia 2012 sarà giocata nel 2013.
Una decisione opinabile che suona tanto di autogol. Autogol per uno sport che ha bisogno di uscire dalla sua nicchia, ha bisogno di farsi conoscere. Ma non ha certamente bisogno di farsi del male.
Al di là del fatto che, probabilmente, nel 2013, Rimini e Fortitudo Bologna si presenteranno con organici che non hanno conquistato il diritto di giocarsi la finale (i nuovi acquisti che legame avranno con la stagione 2012?) resta, crediamo, il danno di immagine.
Per trovare nuovi tifosi, nuovi appassionati che ridiano linfa al batti e corri di casa nostra non bastano i risultati. Certo, se l’Italia dovesse confermarsi nei prossimi giorni in cima all’Europa sarebbe un bello spot ma, alle volte, per crescere, basta essere credibili.
E credibili significa, crediamo (scusate il bisticcio di parole), puntuali, precisi. Se si era ipotizzato (mancava per altro l’ufficialità) di giocare il 21-22 settembre non si capisce per quale motivo si debba chiudere anzitempo e fissare la finale nel 2013.
Perché? Nell’albo d’oro (provocazione) avremo due vincitrici della Coppa Italia 2013 e nessuna nel 2012?
C’è chi dice che sia una questione di risparmio. Ma, fino a questo momento, ci hanno sempre raccontato che le spese maggiori, per i club, sono legate agli stranieri, che non possono giocare la Coppa Italia. E allora? Allora vorremmo ricordare che chi risparmia, non sempre lo fa a ragione veduta (alle volte risparmiare, paradossalmente, significa spendere poi di più per rimediare a un errore di partenza). Alle volte bisognerebbe avere il coraggio e la coerenza di spendere un po’ di più per investire in un prodotto, quale dovrebbe essere il baseball.
E garantire la “regolarità” (altra provocazione) della stagione giocando i trofei quando devono essere disputati significherebbe essere un movimento impeccabile sotto tutti i punti di vista.
Ecco perché giocare nel 2013 una finale che avrebbe dovuto essere disputata in questi giorni ci sembra un autogol, che mina le certezze di uno sport che ha bisogno di uscire dall’anonimato. Ma per farlo, crediamo, non basta chiedere aiuto. Bisogna anche rimboccarsi le maniche e farsi in quattro per portare a conclusione i propri progetti.