La lezione di Zeman; il volo di Juve, Lazio e Napoli; Allegri, Galliani e il nuovo Milan
C’è la Roma superstar sulla copertina della seconda di campionato, mentre Juve, Lazio e Napoli volano a punteggio pieno nella notte che consegna alle cronache della serie A la vergogna della partita a porte chiuse disputata a Is Arenas: un’autentica indecenza della Lega di serie A per i modi e i tempi in cui si è dipanata questa vicenda, un vero oltraggio ai tifosi dell’Atalanta e del Cagliari.
E’ la stessa Lega, del resto, che tollera si giochi sul campo di patate del San Paolo: e poi, Beretta e sodali vanno in Cina per la Supercoppa. Il guaio è che non ci restano.
All’Inter non basta il primo gol di Cassano, con il determinante concorso di Burdisso, per evitare la sconfitta con la Roma di Zeman che a San Siro si conferma una giovane grande squadra, capace di tutto. Com’era accaduto in Europa League, i nerazzurri avevano rimontato, ma la classe infinita di Totti, la ritrovata verve di Osvaldo e il bellissimo gol di Marquinho li hanno castigati, al termine di una splendida partita che scatena la legittima euforia giallorossa.
Klose due volte e Candreva spingono in alto la Lazio di Petkovic, l quale ci ha messo poco a capire molto della serie A e ha vinto 4 partite ufficiali su 4, compresa l’Europa League: niente male per un debuttante assoluto.
Anche iI Napoli, per ora non lo ferma più nessuno. Dopo che De Laurentis ha blindato Cavani, la squadra di Mazzarri ha piegato la Fiorentina con disarmante disinvoltura, nonostante il guizzo di Jovetic. Se non ci fosse la penalizzazione, anche l’ottima Samp di Ferrara sarebbe a quota 6.
La classifica reale dice che sono i biancocelesti e i partenopei i rivali a pari punti dei Campioni d’Italia ai quali la strada è stata spianata dall’ineffabile Valeri, fermo restando che non è colpa della Juve l’inettitudine di buona parte della categoria arbitrale.
Un altro rigore che non c’era, sabato al Dall’Ara, era stato il primo dei tre gol firmati da Giampaolo Pazzini, bravissimo a rianimare il Milan dopo l’agosto nero (umiliazione patita dal Real nella disgraziata amichevole di New York, trofeo Luigi Berlusconi perso contro la Juve, tonfo al debutto interno in campionato con la Samp, fiumi di fiele fra Galliani e Allegri, tracollo ai minimi storici della campagna abbonamenti).
Il successo sul Bologna consente all’allenatore di lavorare in pace durante le due settimane della sosta. Eppure, sbaglierebbe chi pensasse che, d’incanto, i problemi del Milan siano svaniti. Berlusconi e il suo vice scontano la montagna di panzane raccontate ai loro tifosi durante i due mesi trascorsi tra la fine del campionato e le cessioni di Ibra e Thiago Silva al Psg che dovevano restare in rossonero grazie agli “atti di eroismo” del Cavaliere e bla bla bla.
Sia pure con una rincorsa affannosa, non consona al club più titolato del mondo, il Milan ha riaggiustato in extremis un organico vistosamente impoverito. Bojan, Niang, Acerbi, El Shaarawy, De Sciglio sono giovani che meritano fiducia, così come Allegri ha diritto di avere il tempo di costruire una squadra.
Xavier Jacobelli
E’ importante che Galliani se lo ricordi prima di sentenziare: questo Milan è da scudetto. Il Grande Barcellona di Guardiola, al quale Berlusconi dice di ispirarsi, non è nato in un giorno. E non ha mai preso in giro i suoi tifosi.