Profumo di don Abbondio a scuola
È DURATO 48 ore il coraggio del ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. Martedì ha spiegato che di fronte a una scuola sempre più aperta e multietnica bisogna rivedere insegnamenti come religione e geografia. Giovedì ha sottolineato che non è sua intenzione «cambiare norme o patti, tanto meno a fine legislatura». Poiché dai geografi non è venuta alcuna levata di scudi, è fin troppo facile dedurre che a ‘spaventare’ il ministro sono stati i cattolici, per i quali l’ora di religione a scuola è come la Sacra Sindone: intoccabile e indiscutibile. Da monsignor Ravasi a Lupi, da Gasparri alla Binetti, da destra al centro è stato un rosario di «non ci provare». Hanno invocato le famose e ormai introvabili «radici cristiane» dell’Italia, hanno randellato con l’accusa sempre buona di relativismo. E Profumo (foto) ha cambiato il titolo del tema.
Cosa intendesse veramente nel suo sprazzo di coraggio, non era stato ben esplicitato. Forse pensava a una storia delle religioni, che comprendesse anche quelle dei tanti «nuovi italiani». Forse pensava addirittura alla cessazione del potere delle Curie che scelgono a loro piacimento gli insegnanti di religione, sui quali i dirigenti scolastici possono poco o punto. Forse meditava di impedire l’insegnamento del catechismo (perché questo avviene di fatto) in orario scolastico e a spese di tutti i contribuenti, atei compresi. Di certo non pensava alla cosa più semplice e coerente per un Paese moderno e civile: abolire il Concordato tra Stato e Chiesa. Del resto, questo è un obiettivo rimasto purtroppo solo ai radicali e a qualche sparuto e malinconico laico. Neppure tra la sinistra bacchettona ha mai fatto presa.
Profumo per 48 ore ci ha consentito di credere di essere un paese normale, poi ci ha fatto risvegliare nel solito paese di don Abbondio. Amen.
(pubblicato su Qn-Carlino-Nazione-Giorno il 29 settembre 2010)