La lezione del barbiere
«FAREMO del meridione la California d’Italia», prometteva un vecchio manifesto della Democrazia Cristiana nell’immediato dopoguerra. La battaglia politica si combatteva così, a suon di slogan per ingolosire gli elettori e diffondendo il timore di minacce incombenti provenienti dall’Est contro le quali lo scudo crociato si proponeva come unico baluardo.
Sono passati più di cinquant’anni e la musica non è cambiata. Certo la vecchia Dc, nata a Milano proprio il 29 settembre 1942 (e che oggi ricordiamo nel nostro inserto con un’intervista a Virginio Rognoni e una prima pagina storica), non c’è più, ma nella sostanza ben poco è cambiato. Basta affacciarsi in Sicilia, dove è in corso la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale, per rendersene conto. Improbabili candidati si autopromuovono attraverso manifesti otto metri per quattro. Imbarazzanti primi piani e slogan della più scontata, vomitevole retorica deturpano il paesaggio ai margini delle strade.
Viene da chiedersi chi mai potrà votarli. In realtà è sufficiente affacciarsi nella bottega di Giovanni, navigato maestro barbiere in via Aurispa a Noto nel Siracusano, per scoprirlo. Lo fa raccontando di come il primo onorevole proveniente da quelle terre si conquistò consensi a vita: nominato sottosegretario, fece assumere 600 concittadini dall’oggi al domani. Eterna gratitudine e poltrona assicurata.
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