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Auto: l’optional buongiorno

Mi scuso per l’assenza da un po’ di giorni dal blog, ma sto dedicando il poco tempo libero a un compito piuttosto impegntivo e in controtendenza: vendere due auto, comprarne altre due. Direte: visto come va bene il mercato dell’auto non dovrebbe essere un’impresa così difficile. E, in effetti, non lo è: a patto di essere molto pazienti e non uscire dal concessionario dopo lunghe decine di minuti di attesa senza che nessuno ti rivolga la parola. Dal buongiorno (un vero optional, altroché) a un po’ più ruffiano “posso esserle utile?”. Eppure tu sei lì, nella maggior parte dei casi, solo come un capello sulla testa di un calvo. E nessuno ti fila. Riassumo sbrigativamente: ho visitato qualcosa come dodici saloni di 6 case diverse. A parte un paio di felici eccezioni sono stato lasciato solo a gironzolare per una buona mezz’ora, in media, attorniato da venditori che si facevano gli affari loro. Stamattina ho aggiornato il record per ben due volte. La prima: entro in uno showroom di una nota marca non italiana. La signorina della reception è al telefono. Due (presumo) venditori parlano tra loro, un altra persona parla al telefonino. Gironzolo dieci minuti tra i modelli esposti, ne passano altri dieci. Nessuno si fa vivo. Esco. Incrocio un venditore che, alla buon’ora, si chiede quasi stupito: “Ha bisogno?”. Rispondo: sì, ma vado da un altro concessionario. Secondo record: un quarto d’ora dopo, un’altra casa un altro showroom, stessa scena. Durata dell’attesa: 40 minuti. Unico cliente presente nel salone: io. Conclusione: sarà che sono particolarmente sfortunato e, per onestà, vi confesso che in altri tre casi sono stati molto genitili e sono stato ben accolto. Ma, dopo venti giorni di ricerche, un sospetto mi viene: siete sicuri, cari costruttori, che le auto le vogliate venderle davvero? Perché se è così una manutenzione o un corso di aggiornamento a molti venditori non sarebbe affatto male. Mica cosa complicate: basterebbe anche solo dire buongiorno a chi entra in un autosalone