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Se anche il professor Monti si mette a fare il prestigiatore

Ho sempre detto, con sincerità, che a me Monti sta bene dopo le vergogne di precedenti governi che hanno pensato di procedere solo a forza di irrealizzabili promesse.
Con altrettanto sincerità posso dire anche ora che a me, con qualsiasi formula possa essere realizzato il progetto dopo le prossime elezioni, starebbe bene anche un Monti-bis.
Primo perché l’Italia non è ancora uscita dalla gravissima malattia in cui è precipitata grazie alla ineffabile coppia Berlusconi-Tremonti.
In secondo luogo perché non posso pensare di rivedere al governo gente come Gasparri o La Russa, come la Gelmini o la Prestigiacomo o Matteoli. O come Bersani, Rosi Bindi, Vendola, la Finocchiaro, D’Alema. Gente che, in questo momento di crisi gravissima per l’Italia, sta discutendo da mesi e mesi su come rifare la legge elettorale. O sta discutendo da mesi e mesi su come varare la legge anticorruzione. Immaginatevi voi, se tutta questa gente dovesse anche preoccuparsi di quello di cui si sta appunto occupando il professor Monti dal novembre scorso, cioè di tentare di salvare l’Italia e gli italiani dal dramma della miseria.
Come capite, cari lettori, non mi nascondo dietro un dito. E allora, non nascondendomi, posso dire, con altrettanta sincerità, che le ultime mosse del professor Monti non mi sono davvero piaciute.
Aveva fatto dire a qualche suo ministro che non ci sarebbe stato bisogno di una nuova manovra. Parola a cui gli italiani sono ormai abituati ad abbinare un altro sostantivo e cioè stangata.
E infatti Monti e i suoi ministri non hanno dato vita in questi giorni ad una “manovra” ma, forse per non spaventare gli esausti italiani, hanno cambiato denominazione al loro operare: legge di stabilità. Una legge di stabilità che, giorno dopo giorno, particolare dopo particolare, interpretazione dopo interpretazione, proiezione dopo proiezione, conto dopo conto, potrebbe rivelarsi per i poveri italiani una manovra-stangata di inusitata violenza.
Andiamo avanti: Monti aveva fatto dire a qualche suo ministro (o qualche ministro si era preso un po’ troppa libertà personale?) che non ci sarebbe stato bisogno di aumentare (come si diceva da tempo) l’Iva di due punti.
E cosa è successo poche sere fa? Che i consiglio dei ministri ha deciso di aumentare l’Iva su un’infinità di prodotti (a cominciare dalla già costosissima benzina) di un punto percentuale.
Il messaggio era chiaro e gli italiani dovevano essere soddisfatti: un aumento di un solo punto invece che di due. Ma non avevano detto che l’Iva non sarebbe stata toccata, non avevano forse escluso giorni prima un’eventualità del genere?
E già a questo punto si potrebbe parlare di giochini di prestigio. Manovra che non si chiama manovra, aumento dell’Iva di un punto che viene fatto passare quasi fosse un risparmio di fronte ai due ventilati ma più volte smentiti.
Il massimo dell’artifizio il professor Monti e i suoi colleghi lo hanno raggiunto, in fatto di tasse, riducendo di un punto percentuale le aliquote degli scaglioni più bassi.
In modo che tutti i media indistintamente nelle ore successive a questo annuncio (fatto in piena notte) hanno gridato quasi al miracolo, dipingendo un orizzonte sempre più sereno che partiva appunto dalla riduzione delle tasse.
Solo in seguito gli italiani si sarebbero resi conto che quella era stata solo un presa in giro, una specie di specchietto per le allodole, un’illusione da prestigiatore: ti faccio credere che ti riduco le tasse e in realtà te le aumento. Ti faccio risparmiare un euro da una parte e te ne faccio spendere dieci in più dall’altra.
Un giochino, questo, a cui a ben guardare, ci avevano abituati anche Berlusconi e Tremonti con le loro teorie da finanza creativa. Ricordate quando Berlusconi voleva ridurre le tasse a due solo aliquote (23 e 33%) per poi dire che Tremonti non glielo permetteva?
Ecco, devo dire che vedere lo stimato professor Monti nelle vesti di un prestigiatore già sperimentato non mi ha fatto piacere. Così come non ha fatto piacere a tantissimi italiani.
C’è da soffrire? Soffriamo. C’è da stringere la cinghia? Stringiamola. Ma per favore, caro professor Monti e compagnia bella, non venite a dirci cose non vere e soprattutto non tentate di nascondere la realtà grazie alla scatola del piccolo illusionista.