Libano/ Monta l’ira anti-Siria. “Oggi in piazza contro Assad”
IL LIBANO è di nuovo sull’orlo del baratro. Gli omicidi di personalità eccellenti sembravano un ricordo. Dal 2008 non avevano più minacciato gli equilibri precari del Paese dei cedri. La morte di Wissam Adnan al-Hassan, sunnita, capo dell’intelligence del ministero dell’Interno, ha rimesso in moto tutte le dinamiche più corrosive della società libanese.
Il primo ministro, Najib Mikati – anche lui sunnita, ma appoggiato da Hezbollah (scititi e alleati dell’Iran) – ha accusato la Siria dello sciita Bashar al-Assad di essere dietro all’attentato. Dopo aver annunciato che per il momento non si dimetterà per non «creare un vuoto politico», Mikati ha inferto una stilettata al regime di Damasco: «Non voglio saltare alle conclusioni, ma non possiamo fare a meno di indicare un legame fra l’assassinio del generale Hassan e l’arresto dell’ex ministro (dell’Informazione, ndr) Michel Samaha». Samaha era finito in cella in agosto. Gli 007 delle forze di sicurezza interne, il reparto guidato da Hassan, avevano raccolto informazioni secondo le quali avrebbe introdotto 24 cariche esplosive nel Paese, che gli erano state affidate dal generale siriano Ali Mamlouk. L’intento sarebbe stato quello di organizzare attentati per seminare odio fra cristiani, sunniti e sciiti. Di recente si era trasferito ad Ashrafieh, un rione cristiano, e aveva mandato la famiglia in Francia. Curiosamente, venerdì era a bordo di una Toyota non blindata guidata dal suo autista e priva di scorta. I corpi delle otto vittime cadute vicino a piazza Sassine sono carbonizzati. Pare che l’elemento decisivo per l’identificazione del generale sia stato la sua pistola. Due settimane fa aveva incontrato il capo della Cia, David Petraeus. Avevano discusso lungamente dell’ondata salafita, l’estremismo islamico tradizionalista che sta dilagando in Siria e in Libano.
LA COMUNITÀ sunnita libanese è in ebollizione. Al-Hassan era l’ombra fedele
e silenziosa dell’ex premier Rafik Hariri, ucciso da un kamikaze il 14 febbraio del 2005. Il figlio Saad, primo ministro dal 2009 fino alla fine del 2011 e da un anno in esilio volontario in Francia ha chiamato il movimento Mustaqbal a una manifestazione di massa «contro il macellaio
Assad» che si terrà alle 17 di oggi. A quell’ora il generale al-Hassan sarà sepolto vicino a Rafik Hariri nel mausoleo di piazza dei Martiri, nel centro di Beirut. A Tripoli, 80 chilometri a nord di Beirut, sono divampati scontri nei quali è stato ucciso lo sceicco Abdul Razzaq al-Asmar. Due dimostranti sono stati feriti a Barr Elias, un villaggio della Bekaa a larga maggioranza
sunnita. Una folla si stava avvicinando alla sede dell’Unione, la coalizione al governo nella quale Hezbollah ha un peso determinante. Altri sunniti sono scesi in piazza vicino al confine con la Siria, nel distretto di Wadi Khaled. Dalla cittadina siriana di Mushayrafa hanno sparato sulla folla.