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Anche il Pdl sogna le primarie (nonostante tutto)

«Non vanificare i sacrifici fatti». Convinto che l’‘Agenda Monti’ sia il meglio per il Paese, il capo dello Stato invita gli elettori a non lasciarsi sedurre dalle sirene populiste e i leader politici ad evitare scorciatorie demagogiche. Allarme comprensibile, dal suo punto di vista, giustificato dai sondaggi che danno Grillo attorno al 20% e dallo spettacolo offerto dai due partiti maggiori. Se il faro è Monti, è naturale che l’alleanza del Pd con l’antimontiano Vendola e il crescente antimontismo del segretario Bersani destino allarme. Così come la polemica sulle regole per votare alle primarie. Polemica pericolosa, che rischia di delegittimare Bersani in caso di vittoria: una fessura che potrebbe divenire una crepa, fino a trasformarsi in una scissione. Eppure, una parte crescente del Pdl si è convertita al Verbo delle primarie. E si capisce, nel silenzio di Berlusconi (che ieri, con Alfano, ha incontrato Monti per chiedere modifiche alla Legge di Stabilità senza l’intenzione di rompere) il partito è preda di un’isteria collettiva che alimenta pericolose forze centrifughe: con le primarie, correnti e clan si metterebbero in gioco all’interno; senza le primarie — e senza una chiara scelta del Cavaliere — a breve ciascuno finirebbe per farsi un proprio partito. E Napolitano sa che più i partiti sono piccoli più facilmente cedono alla demagogia.