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Emigranti del volley, da Cavezzo alla Svizzera

DA CAVEZZO alla Svizzera per allenare quattro squadre di pallavolo. Non sarà una potenza mondiale, sotto rete, la Confederazione Elvetica: di sicuro però si rivolge alla terra del volley in modo sempre più massiccio, per crescere. L’ultimo in ordine di tempo a fare le valigie si chiama Gabriele Visentini, ha 34 anni e vive a Staggia, in provincia di Modena, con la moglie e un bambino di quasi un anno e mezzo. In realtà da qualche mese fa la spola tra la Bassa modenese e Lugano, dove allenerà per i prossimi cinque anni con un contratto da professionista, con tutte le cose in regola: tasse, tfr, copertura per infortuni e malattia. Glielo ha proposto il Volley Lugano, squadra della serie B svizzera, per coordinare il settore giovanile, guidare l’under 17 e tre gruppi di under 13 femminili.
“Lo so, raccontata dalle nostre parti sembra incredibile. Invece è tutto vero”, racconta il diretto interessato. Che è nato a Poggio Rusco, ma è pallavolisticamente e ormai anche per l’anagrafe modenesissimo: “Ho allenato alla Stadium Mirandola, a Cavezzo, all’Anderlini Modena, l’anno scorso a Crevalcore con cui abbiamo vinto la C maschile. Il mio mentore è il professor Carlo Moretti, che a Mirandola è un’istituzione e che mi ha dato la forza di credere che un giorno avrei potuto fare questo mestiere. Ora posso dire che è vero, in Italia se dici che fai l’allenatore delle giovanili di una società di pallavolo ti chiedono subito: ok, ma il tuo lavoro vero qual è?”. Lui faceva il meccanico in una azienda del biomedicale, venuta giù quando la terra ha tremato: “Ma il terremoto non c’entra con la mia scelta, mi ero già licenziato. L’unica cosa che è cambiata è che l’ultimo giorno ho lavorato un’ora”. Anche la moglie lavora in un’azienda colpita dalle scosse, la Menù di Cavezzo. Per ora resterà a Modena e la famiglia si arrangerà come fanno tante costrette a vivere a distanza. “Ci vedremo una volta a settimana. Ma il nostro futuro è qui. Anche se ho scelto di abitare al di qua del confine italiano, in provincia di Varese, perché non mi va di pagare 4 euro per un caffè, so di aver fatto la scelta giusta a venire in Svizzera. Ho più entusiasmo che paura, perché mi sono reso conto che qui potrò lavorare al meglio. E mio padre mi ha detto una cosa importante, quando ho deciso”. Che cosa?: “Che se lui ha lavorato quarant’anni in campagna non l’ha fatto perché io rinunciassi alle occasioni che la vita mi avrebbe presentato”.