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Un uomo simbolo

COSÌ rieccolo. A meno di due giorni da quando se n’era andato, è tornato. Davanti ad una tenda o sipario di broccato rosso e oro, Silvio Berlusconi ha quasi ripetuto un rito, che riporta a quel giorno di tanti anni fa, in cui annunciò di scendere in campo. E come allora, alle cinque della sera, questa volta ha annunciato di ritornare in campo. Il fatto che abbia riconfermato l’intenzione di non candidarsi premier poco cambia, perché basta la sua figura a fare ombra, non ha certamente bisogno di avere un ruolo e una qualifica. Basta la sua presenza a oscurare tutti gli Angelini Alfano, tutte le Daniele Santanchè e insomma tutti i pretendenti al trono, che forse non c’è più ma che è pur sempre un trono ambìto. Di sicuro consapevoli che nessuno di loro vale e pesa quanto lui, per quanto lui non sia più quello che era. Perfino gli accompagnatori ci dicono che qualcosa di irreparabile è accaduto, non foss’altro per quella presenza, che più che alla politica riporta alle aule dei tribunali e che nella conferenza stampa di ieri era rappresentata dalla figura dell’onorevole avvocato o dell’avvocato onorevole Ghedini. Figura professionale e politica alquanto insolita nella storia delle democrazie occidentali.

INSOMMA Berlusconi c’è anche quando si fa da parte, figurarsi quando ci ripensa dopo aver fatto un passo indietro e decide di farne due avanti perché nel frattempo una sentenza che lo ha fortemente colpito gli ha fatto cambiare idea. Siamo in un paese che non è normale, non è normale perché siamo pieni di debiti e di tasse e non ce la facciamo più ad avere una vita normale e non siamo normali anche perché in questo ventennio passato non si è stati capaci di sciogliere nessuno dei nodi, Costituzione, poteri del premier, giustizia, politica economica su cui Berlusconi ha parlato nell’ introduzione durata 50 minuti alla sua conferenza stampa. Quindi lui c’è e ci sarebbe anche se non ci fosse, perché con il passare del tempo ha perso connotati di fisicità ed è diventato la rappresentazione di un caso, simbolo di una democrazia malata, di un sistema nel quale chi dovrebbe governare o guidare, ovvero la classe politica, non guida e pensa solo, in molti casi non in tutti sia chiaro, ad arricchirsi al punto da averci ridotto a livelli di corruzione uguali a quelli del Ghana, e chi invece dovrebbe occuparsi di far rispettare la legge pretende di dettare legge e di condizionare la politica. Vedi le inchieste, vedi le sentenze.

INSOMMA, Berlusconi non è più solo Berlusconi, perché se è vero che hanno messo sotto inchiesta, guarda caso, la segretaria di Bersani alla vigilia delle primarie, se stanno per emettere la sentenza con la quale rischia due anni di galera Nichi Vendola alla vigilia delle primarie, se insomma i candidati diventano così facilmente imputati, e se infine abbiamo l’unica giustizia al mondo che condanna dei professori universitari perché non sono stati capaci di prevedere il terremoto, allora vuol dire che qualcosa non funziona. Chi si aspettava che Berlusconi finisse con il capo coperto di cenere piuttosto che con l’ultimo ritrovato della scienza tricologica dovrà ricredersi. Berlusconi rimane, perché rimane in quanto simbolo di quel che non dovrebbe esserci in un paese democratico normale.