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I coach sottovalutati hanno già dato luce a questo campionato

E’ proprio vero che il meglio vien fuori nei momenti peggiori: il basket al tempo della crisi sta facendo emergere allenatori che non vivono di grandi budget, ma di buone idee. E’ un messaggio importante in un’epoca in cui ci si disperde in sciocchezze, minacciando multe a chi tessera uno straniero in meno o addirittura a chi, come Venezia, riaprendo finalmente il palasport di casa, ha le retine dei canestri «eccessivamente lunghe». E’ un basket dove non fa più notizia se dopo tre partite Amoroso è già fuori squadra e Napoli è già fuori dal campionato, dove gli uffici stampa sono solerti nel comunicare l’ingaggio del mental coach, come se non bastasse più il semplice coach, ma poi, come succede a Milano, ti complicano la vita se vuoi parlare coi giocatori, l’unica strada per avere ancora un po’ di attenzione dai giornali.
Da questo clima da basso impero si eleva il lavoro di allenatori poco reclamizzati, spesso sottovalutati, perché quando pensi più alla palestra che alle pubbliche relazioni rischi di non avere corsie preferenziali. A metterli in vetrina è il buon inizio delle loro squadre nei rispettivi campionati: fin qui non c’è dubbio che Vitucci a Varese e Finelli con la Bologna targata Virtus in serie A, Moretti a Pistoia e Salieri con la Bologna Biancoblù al piano di sotto, siano quelli che hanno lasciato un’impronta. Perché l’hanno data ai loro gruppi, dove i giovani italiani godono di pari dignità rispetto agli stranieri.
Di Vitucci oggi si esalta il gioco semplice e veloce, la capacità di far emergere i talenti: inevitabilmente, già lo candidano a coach dell’anno. Magari gli stessi che restarono zitti nel 2010 quando Treviso, dove faceva giocare De Nicolao, Renzi, Gentile e Hackett, decise di sostituirlo con Repesa con una motivazione scandalosa: lo consideravano il collaudatore, buono solo a scaldare la macchina al pilota, che poi non vinse alcun gran premio. Poi ci si chiede come mai la Benetton sia sparita…
Bravo lui, bravo Finelli che alimenta la sua Virtus a trazione tricolore con i prodotti di un vivaio fertile perché annaffiato dalla convinzione prima che dalle finanze. E bravo anche Moretti, educato e concreto come è stato da giocatore, capace di costruirsi in panchina partendo dalla gavetta come Salieri che da anni fa giocare le sue squadre come al college, miscelando tecnica e carattere, non piangendo mai, ma soprattutto raccontando che la miglior ricetta per riuscire a fare cose complicate è la semplicità.
La frase della settimana. “Quando si va con lo zoppo si impara a zoppicare, quando si va col rauco si apprende la raucedine” (Ugo Francica Nava, telecronista La7d, e le sue lezioni di vita).