Il contributo per innovare dallo Stato arriva con 23 anni di ritardo
Un’odissea durata 23 anni per avere quello che, in Svezia o in Norvegia, arriverebbe dopo pochi mesi. Un pasticcio legato a un finanziamento (previsto alla legge 121/1987) chiesto e ottenuto, sulla carta, 23 anni fa dal concessionario Fratelli Greppi srl di Garlate, nel Lecchese. Il contributo per l’investimento, effettuato nel 1989, quando in Europa cadeva il Muro di Berlino, era di 338 milioni di lire ed è stato liquidato dal ministero soltanto da pochi giorni, a metà ottobre, con il versamento di 161mila euro. Senza interessi, insomma.
A raccontare la battaglia Fulvia Greppi: “Quando ho saputo che il contributo era stato liquidato non volevo crederci: è da due anni che puntualmente ogni settimana contatto il ministero per avere notizie sulla nostra vicenda e ora che abbiamo visto liquidato il capitale che ci spettava intendiamo andare avanti per ottenere gli interessi che ci sono dovuti”. Il finanziamento era pensato, ironia della sorte, per aiutare le aziende a innovarsi tecnologicamente per essere più competitive sul mercato. “In questi anni abbiamo innovato tecnologicamente l’azienda almeno altre due-tre volte, ma abbiamo sempre dovuto conservare il materiale, ormai obsoleto, per cui abbiamo chiesto il finanziamento, dal server ai pc. Oggi ci occupano un intero piano anche se non servono più a nulla”. Assistita da un studio legale di Roma, dopo che molti l’avevano sconsigliata dal proseguire la battaglia, la Greppi ha sostenuto le proprie ragioni in numerose sedi fino alla sentenza del Consiglio di Stato che nel 2009 ha dato ragione all’azienda garlatese. “Pensavo fosse finita allora e invece non sapevo che sarebbe stata ancora lunga”. Dopo altri tre anni di peripezie finalmente lo scorso 16 ottobre il capitale è stato liquidato: “Ma ora chiediamo gli interessi. Resta l’incredulità della vicenda e una profonda amarezza per come siamo stati trattati”.
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