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Emergenza Corona

NON C’È LIMITE al peggio e il caso Corona ne è la prova. Condannato per estorsione nonché protagonista di una serie incredibile di reati che renderebbero inevitabile per chiunque un periodo più o meno prolungato dietro le sbarre, il fotografo noto non per la qualità delle sue immagini, ma per la sua debordante immagine, è diventato oggetto di culto chiamato in causa, non solo da accaniti sostenitori stregati dal fascino ribelle e un po’ imbecille, ma anche da sapienti commentatori e politici stagionati per sostenere le più disparate tesi.
E così un concittadino che si permette di dire le peggiori cose a proposito del Paese che l’ha reso ricco e famoso, che ne continua a combinare di cotte e di crude pensando di essere un martire quando è invece solo un eterno adolescente viziato, riesce ad avere accesso al piccolo schermo neanche fosse un Nobel o un perseguitato politico. In tanta evidente, rivoltante nefandezza, questa vicenda un vantaggio l’avrà: far conoscere alla distratta opinione pubblica il tema dell’emergenza carceri. Ora che c’è Corona di mezzo si può stare certi che i numeri denunciati a più riprese dall’associazione Antigone saranno ascoltati con maggiore attenzione (uno per tutti: 60 mila detenuti in istituti che ne potrebbero contenere non più di 45 mila).

SENZA contare che il fotografo più fotografato del mondo è finito nel carcere di Busto Arsizio, quello che è costato una condanna all’Italia per «tortura e trattamento disumano e degradante» dei carcerati. Molti dei quali, a differenza di Corona, sanno di avere sbagliato e di dovere pagare, ma non pensano di meritare di dover convivere in tre in una cella di nove metri quadrati per 18 ore al giorno.

QUESTA è l’Italia che nutre fenomeni da baraccone e taglia ovunque può infischiandosene della povera gente, siano detenuti, malati, anziani, giovani, disoccupati, lavoratori che pagano le tasse e, quando va bene, hanno comprato una casa per i loro figli salvo poi essere tartassati dal governo dei tecnici… Persone coraggiose che non se ne vanno in giro per l’Europa con i sacchi della spazzatura pieni di quattrini, che non si vergognano di piangere e non parcheggiano sul marciapiede perché, nonostante tutto, rispettano il Paese dove vivono e sanno cosa vuol dire lottare ogni giorno per ritagliarsi, se possibile, piccoli, meritati spazi di serenità. A tutti loro Corona dovrebbe chiedere scusa e approfittare di questo periodo di detenzione non per fare inutili proclami, ma per riflettere sulla sua pochezza e su quella del mondo che l’ha nutrito e che, purtroppo, continuerà a farlo.
ugo.cennamo@ilgiorno.net