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Una storia italiana

I SONDAGGI, abituati a fotografare l’evidente, ci dicono che la vicenda del Monte dei Paschi condizionerà il voto e non gioverà al Pd. L’inchiesta sul passato della banca andrà avanti per molto e ne sapremo delle belle ma quel che già sappiamo basta per capire che è una classica storia all’italiana con la solita invadenza della politica in terreni che non le competono, occupati da politici invadenti e incompetenti. Nel vertice della Fondazione della banca ci sono anche due rappresentanti della Curia, più storia italiana di così! Ci sono perfino delle analogie tra lo scandalo della Banca Romana di memoria umbertina e questo scandalo della più antica banca del mondo, ma nessuno ormai si scandalizza più di tanto, perché siamo abituati, e questa è l’eredità più amara e devastante che ci lascia una classe politica inetta che fornisce solo buoni argomenti a gente come Grillo. Rimane la consolazione, la speranza, diciamo pure la certezza, che il Monte ce la farà, perché tutti gli intrallazzi riguardano il passato e la dirigenza messa alla porta e dunque i nuovi vertici non hanno che da guadagnarci si faccia piazza pulita per poter ricostruire su basi sane e con criteri nuovi. Intanto l’argomento Palio è diventato il tormentone della campagna elettorale.

 

DIMOSTRANDO un’agilità su cui non avremmo scommesso il più veloce di tutti a saltarci sopra è stato Monti che con mossa rapida ha fatto una virata per fare l’inchino al Pdl, che fino a ieri nemmeno si degnava di salutare. Dicendo però qualcosa che ha reso la manovra azzardata, perché ha detto che sarebbe bello incontrarsi, partito di Monti, centristi e Pdl, a condizione però non ci sia Berlusconi, che detto così, sia pensando al Galateo che al buon senso, non è il massimo, perché è come se qualcuno si autoinvitasse a casa di altri mettendo come condizione l’assenza del padrone di casa. Bizzarri questi professori.
Torniamo all’argomento. Monti deve aver sentito che tira un’aria diversa e dunque per allontanarsi un po’ da un Pd imbarazzato dalla vicenda senese si è avvicinato al centrodestra. Confermando la vocazione (il vizio?) dei partiti terzisti sempre pronti ad alleanze con chi fa loro più comodo. Berlusconi, nel suo ruolo di venditore si dice sempre più ottimista sulla possibilità di sorpassare gli avversari, ma realisticamente è assai difficile ciò possa accadere per quanti danni il Monte possa arrecare a Bersani. Ma, poiché tentar non nuoce, Monti si è ugualmente messo sul mercato, pontendosi come interlocutore non solo del centrosinistra ma anche del centrodestra. Una doppiezza che deve essere letta non in chiave moralistica ma alla luce della storia delle persone.

STIAMO parlando non solo di Monti ma anche del suo gruppo dirigente, professionisti che non sono abituati a fare politica e che mal si conciliano con il ruolo di oppositori. Gente che o governa o se ne sta a casa, perché è difficile immaginarli a far chiasso dai banchi della minoranza, impegnati in battaglie ostruzionistiche o di bandiera.
Se poi alla fine Monti si trovasse davanti a un bel “no, grazie” di Bersani? Ecco perché invece di suonare a una porta si è messo a suonare a due. È la matematica del pellegrino, bellezza. Con due è più facile trovare chi apre.