Londra, luci e cavalli in città
Un lungo fine settimana nella City a metà gennaio mi ha offerto emozioni inattese. E variegate. L’atterraggio bianco nella mattina di mercoledì è seguito da una nevicata di fiocchi enormi nel pomeriggio, che cadevano lenti e fitti sui camini dei tetti cittadini, gustata ancor di più nel calore di una casa amica, con una fumante tazza di tè tra le mani e buone, attesissime, chiacchere. Poi qualche giorno di neve, pioggerellina londinese che non ferma nessuno e niente, cielo grigio e aperto, che sopra le acque torbide del Tamigi si fa apprezzare come parte integrante della complessa bellezza di una città grande e aperta, che cambia, cammina, s-corre. Si respira l’energia di una metropoli, dove tutto può nascere, iniziare, cambiare.
Gennaio è mese di saldi e l’overdose di offerte, colori, profumi, luci, oggetti, cibi, si fa sentire. Tutto è bellissimo, accattivante, particolare. Soddisfa ogni genere e gusto, innovativo o romantico, hi tech o home made, classico o trasgressivo. Cerchi qualcosa… eccola, c’è. Fiumi di gente, lungo Oxford e Regent street, tra i deliziosi negozietti di Covent Garden e quelli della colorata Carnaby street, non mancano gli inglesi che anche in inverno girano con solo camicia e giacca né quelli più hippy addirittura in calzoncini corti e infradito, o giovani rampolli in felpa dentro la macchina scappottata direzione Piccadilly circus. Pieni di gente i piani di Selfridges, dove ogni reparto è una potenziale droga per anime curiose e affamate di novità e bellezza, tutte le razze del mondo anche in quelli della Tate Modern, con i suoi spazi verticali enormi e vuoti che lasciano per qualche minuto gli occhi a riposo di stimoli. Poi vedere la città e la sua multiforme vitalità dal secondo piano dei bus, possibilmente seduti nei primi posti, vivendo attimi di autentico terrore quando agli incroci ti dimentichi della guida a sinistra.
Ma dopo un po’ ritorna la voglia di pace, di vedere alberi, un prato, di non avere a pochi centimentri migliaia di persone. E allora basta varcare uno dei cancelli di Hyde park. Io sono entrata in prossimità di Kensington Gardens insieme a sei cavalli, quattro dei quali montati da ragazzini di circa dieci anni. Frizzanti gli animali e gioiosi negli occhi i loro cavalieri. Alberi enormi, prati a perdita d’occhio, un lago, la residenza di William e Kate… Il vento è freddo e soffia forte a momenti sollevando le code e le criniere che mi passano davanti. L’odore buono dei cavalli arriva e mi fa sorridere. Casa. Li guardo prendere una strada in mezzo al parco, partono al trotto e si fanno man mano sempre più piccoli, mentre io ho l’impressione di passeggiare in aperta campagna, in un non luogo ameno. Ma un po’ anche di scomparire nel parco con loro. Anche questa è Londra.