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Quell’ultima vittoria di Schumi

Leggevo qua e là la notizia che, nel fine settimana, Michael Schumacher si presenterà su una pista del Salento per fare qualche giro di kart nel contesto di una competizione internazionale.

Caro, vecchio Zio di Kerpen! Doveva aver proprio ragione Alex Zanardi, quando scherzando una volta mi disse che evidentemente Michelone detestava la moglie e i figli, visto che ogni pretesto era buono per scappare di casa…

Ma, al di là delle battute, la notiziola mi ha fatto venire in mente l’ultima vittoria dello Zio.

La novantunesima.

Shanghai 2006.

Io ho avuto il privilegio di narrare, dall’inizio alla fine, la carriera irripetibile di questo Campionissimo. Chi mi conosce sa che ero contrario al suo rientro con la Mercedes dopo tre anni di stop. I fatti mi hanno dolorosamente dato ragione, ma avrei preferito aver torto.

Dicevo della Cina 2006.

Fu una domenica indimenticabile.

Tra pioggia e asciutto, davanti a centinaia di migliaia di tifosi sbigottiti, stupiti cioè dalla enormità di quanto stavano vedendo, lo Zio di rosso vestito impartì una lezione di guida a tutti. Ed era un pilota già in odor di prepensionamento, visto che poche settimane prima, a Monza, Schumi aveva annunciato l’addio alle competizioni.

Mi feci l’idea, seduto nella immensa sala stampa cinese, che Michelone volesse dimostrare al mondo che se ne andava, sì, ma dal trono. Non era in crisi di motivazioni. Voleva l’ottavo titolo. Aggiungo, per quel niente che vale, che se lo sarebbe meritato pure.

Dopo la bandiera a scacchi, tra i ferraristi c’erano occhi lucidi. Schumi, vincendo a Shanghai, aveva raggiunto in classifica Alonso, completando una sofferta rimonta. Mancavano due Gp alla conclusione della stagione. Suzuka e Interlagos. Era ovvio supporre che per il giovane spagnolo fosse dietro l’angolo il momento della resa.

E infatti Fernando era incazzatissimo.

Poi andammo a Suzuka e la Nemesi ci colpì a tradimento, perchè tutto andò a finire in un filo di fumo, nello stesso luogo in cui, nel 2000, avevamo ripreso a respirare dopo ventuno anni di apnea, noi ferraristi in servizio permanente effettivo.

Ci sarebbe stata ancora la coda gloriosa di Interlagos, con un’altra prestazione sensazionale: ma fu, quello, un One Man Show che serviva solo ad acuire il rimpianto, non già a lenire la ferita.

Adesso la F1 si appresta a tornare a Shnghai, che è una pista spesso ricca di sorprese emozionanti.

Ma io un brivido, ripensando a quella domenica cinese del 2006, beh, me lo sento ancora correre lungo la schiena.