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Difendiamo il talento dei nostri grandi

LE CROCIATE contro la Casta ci sono sempre state. Nulla di nuovo sotto il sole: già nel 1917 Giuseppe Prezzolini, nel “Codice della vita italiana”, scriveva: L’italiano è un popolo che si fa guidare da imbecilli, i quali hanno la fama di essere machiavellici. Intendiamoci, anche io ho denunciato i tanti costi della politica che stanno contribuendo ad affondare la nave tricolore. E giusta è stata, almeno all’inizio, la battaglia per eliminare eccessi, sprechi e malaffare. Attenzione, però – e il “Quotidiano Nazionale” lo ha sottolineato ieri – a non cadere nell’eccesso opposto: siamo, infatti, sempre più preda di un facile populismo che, in modo assolutamente demagogico, fa di ogni erba un fascio. Sulle ali di una ventata di protesta che ha finito per amplificare ancor più il megafono grillino, negli ultimi mesi è stato così riproposto, in maniera decisamente categorica, il vecchio adagio del “piove, governo ladro!” con punte grottesche. Adesso, arriviamo persino a incendiare Roma intera e tutto ciò che rappresenta (Palazzo incluso).

MI SONO RESO CONTO di quanto l’antipolitica – che pure, lo ribadisco, ha avuto aspetti molto positivi – abbia preso una brutta piega leggendo le “mail” che ci sono arrivate in redazione dopo la nostra proposta al presidente Napolitano di nominare senatore a vita il maestro Riccardo Muti. Una proposta che è stata accolta molto positivamente, tanto è vero che c’è stato ieri un altro quotidiano che – riprendendo, in qualche modo, l’ idea – ha, addirittura, indicato il direttore d’orchestra come possibile successore dello stesso Napolitano al Quirinale. Ebbene, oltre a entusiastiche adesioni al suggerimento del “Giorno”, abbiamo ricevuto anche proteste: ma come un’altra zavorra nei costi della politica? Cosa ce ne facciamo dei senatori a vita? Eliminiamoli tutti anche perché la durata della vita, come ha dimostrato Rita Levi Montalcini, si sta allungando…

SIAMO arrivati al punto di mettere addirittura in discussione una personalità che tutto il mondo ci invidia per via di questa antipolitica assolutamente qualunquistica. A parte il fatto che, come dice Vittorio Sgarbi nell’intervista che ha rilasciato al “Giorno”, l’argomentazione è senza fondamento perché il Maestro devolverebbe, comunque, gli emolumenti in beneficenza, stiamo davvero facendo di tutto per appiattire le nostre intelligenze, i nostri figli migliori. In che modo cerchiamo di sottolineare e diffondere la creatività e il genio degli italiani illustri? Non facendo nulla, assolutamente nulla. Salvo, poi, lamentarsi della crescente fuga all’estero di tanti nostri talenti. Purtroppo, siamo veramente molto bravi a costringere grandissime personalità a lasciare il Belpaese contro la loro volontà.

MUTI ha finora resistito alle tante sirene d’Oltreoceano: sarà sempre così? A maggior ragione, sono convinto che il laticlavio a vita sarebbe il giusto riconoscimento per un uomo che, con le sue opere, ha onorato l’Italia. Non sono, invece, del tutto d’accordo con Sgarbi quando rilancia l’idea di elevare il Maestro addirittura al Colle: in questo caso, con i chiari di luna della nostra politica, finirebbe, piuttosto, per rovinarsi la vita. E la musica dei cinque continenti dovrebbe forzatamente rinunciare all’attività specifica di un grandissimo direttore d’orchestra. Molto meglio Muti senatore a vita e ambasciatore della cultura italiana nel mondo.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net