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Meno chiacchiere e pedalare: Letta porta il governo in convento

Penso che Enrico Letta faccia veramente bene a portare in convento tutti i componenti del suo governo. Almeno per un giorno e una notte e a loro spese (ovviamente il “convento” se non a cinque, visti i tempi, sarà almeno a quattro stelle).
Fa bene perché sarà quella di domenica una giornata per conoscersi meglio, per socializzare e soprattutto per mettere in chiaro una cosa: che meno si parla e straparla e meglio è.
In questi primi giorni di governo le maggiori preoccupazioni sono state causate al povero Letta non solo dai quotidiani ultimatum (Imu) dell’ex premier Berlusconi che non lascia perdere giorno per mettersi in mostra e guadagnare qualche titolo in prima pagina, ma anche dai rappresentanti (o fiancheggiatori) di quel governo di larghe intese che tanto faticosamente è riuscito a mettere insieme.
Preoccupazioni nate dalle parole della Biancofiore (gay), del ministro Cecile Kyenge (ius soli, a proposito della cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori extracomunitari) di Corradino Mineo (contro la presidenza di Nitto Palma alla commissione giustizia) di Brunetta che su ogni argomento, di qualsiasi genere, fa da stampella e cassa di risonanza al suo datore di lavoro Berlusconi.
Insomma un guazzabuglio di parole, di invettive, di proposte, di critiche, di considerazioni, di retropensieri che certo non possono far bene ad una maggioranza precaria come quella messa insieme dal volenteroso Enrico.
E allora si spera proprio che il breve ritiro della compagine governativa nell’abbazia di Spineto vicino a Siena (un resort di lusso) serva a Letta per ribadire a tutti quelli che lo accompagnano in questa avventura governativa un detto parecchio efficace nella sua essenzialità: meno chiacchiere e pedalare.
Meno chiacchiere e pedalare. E’ proprio quello di cui avrebbe bisogno l’Italia in questo momento così stressante per la società intera. Non c’è bisogno di ministri, vice ministri e sottosegretari che si mettono a disquisire sul sesso degli angeli o sui comportamenti dei gay, c’è bisogno di gente che rispetta gli ordini dell’allenatore e, se anche non li condivide, li esegue.
Le priorità, almeno a giudicare da quello che si legge e da sondaggi vari, sono almeno tre: il lavoro, le tasse, una nuova legge elettorale che possa permettere ad un partito che vince di governare.
E allora, se queste sono le priorità, tutti quelli della compagine governativa dovrebbero concentrare la loro attenzione, le loro parole e soprattutto le loro energie su questi argomenti. Risolviamo questi nodi che stanno immobilizzando il Paese e facciamo di tutti per scioglierli. E non stressiamo questa fragile maggioranza con argomenti che in questo momento possono creare solo confusione.
Diano speranze e lavoro non solo ai giovani ma anche a tutti quelli che in questi anni di crisi l’hanno perso, riducano le tasse per dare respiro alle famiglie e tentare di far ripartire un po’ i consumi, preparino una legge elettorale che non solo nel nome si distingua dal famigerato “porcellum”. I ministri dovrebbero impegnarsi solo in questo e dovrebbero esprime le loro idee solo su queste direttrici. Speriamo che Letta glielo faccia capire.
Una volta risolti questi problemi verrà anche il tempo di parlare di gay, di “ius soli” e di quant’altro possa passare per la testa dei nostri illuminati parlamentari. Parlarne oggi è solo destabilizzante.