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Una Fortitudo più forte dei problemi

Primo scorcio di campionato: quasi un paradosso. Più crescono i problemi e più la Fortitudo Unipol di Stefano Michelini si esalta. Dieci gare e dieci vittorie per un gruppo che è campione d’Europa in carica (e a fine marzo ha pure portato a casa la Coppa Italia 2012), ma che ha dovuto cambiare, giocoforza, il suo parco lanciatori. E i cambiamenti, almeno così pare, non sono ancora finiti.
Ricapitoliamo per chi avesse perso le puntate precedenti: la Fortitudo chiude il 2012 con gerarchie ben definite sui tre lanciatori partenti: l’esperto Jesus Matos, capitan Fabio Betto e l’emergente Luca Panerati.
Nel 2013, causa di forza maggiore, si cambia: le partite settimanali diminuiscono, passando da tre a due. Capitan Betto, persona intelligente e sensibile, decide di appendere il guantone al chiodo per entrare a far parte dello staff tecnico e per curare il settore giovanile.
A quel punto i partenti sono definiti: Jesus Matos e Luca Panerati. A inizio marzo, però, la prima sorpresa amara. Jesus, che già era stato male durante una partita, in Sudamerica, non ottiene l’idoneità sportiva. Mura torna sul mercato. Una volta inviduati gli stranieri da utilizzare sul monte di lancio, Raul Rivero e Victor Moreno, ecco un’altra sorpresa. Panerati accetta la corte del Giappone e decide di partire per il paese del Sol Levante. Si cambia ancora: Matteo D’Angelo viene promosso partente. Arriva Carlos Richetti che fa a fare compagnia a Junior Oberto. Finito? Macché? Victor Moreno, che dovrebbe essere il partente, non convince. Si fa pure male. E se ne andrà. Per il momento promosso Raul Rivero ma arriverà un altro pitcher. Si fa male anche Panerati, in Giappone, che decide di tornare in Italia e potrebbe rimettersi a disposizione del manager Nanni. Sta meglio – finalmente – anche Fabio Milano: i cambiamenti non sono ancora finiti. C’è una sola cosa che non cambia: pur variando i fattori (i giocatori) la Fortitudo di Stefano Michelini continua a essere un club di vertice. In una Bologna dove mancano, sportivamente parlando, le occasioni per sorridere, è sempre una buona notizia.