Blog Quotidiano.net

Blog Quotidiano.net

I blog degli autori di Quotidiano.net, il Resto del Carlino, La Nazione ed Il Giorno online

di

Statistiche e polemiche strangolano il governo

A palazzo Chigi lo dicono con comprensibile amarezza: «Governare in questa situazione non è affatto facile, ma soprattutto non basta». Bisognerebbe anche riuscire a comunicare quel che si fa e occorrerebbe evitare che ogni giorno i dati sulla crisi diffusi da questo o quell’ufficio studi e amplificati dai media deprimessero ulteriormente l’economia reale. Un doppio avvitamento, una spirale che rischia di soffocare in culla il governo Letta.
Ieri, il vicepremier Alfano s’è presentato al vertice di maggioranza brandendo copie de Il Giornale e l’Unità. «Così non reggiamo», ha commentato. Non un riferimento al discorso di Letta sull’Europa: dalla destra alla sinistra, sulle prime pagine dei quotidiani c’era spazio solo per le polemiche su eleggibilità e giustizia. E’ la regola, ormai. Letta ha dato ragione ad Alfano, poi ha ringraziato il capogruppo del Pdl Schifani per «l’opera di sminamento». Cioè per aver fatto ritirare la legge «salva-Dell’Utri», stoppando così l’ennesima polemica. Nelle stesse ore, il segretario Epifani pregava i parlamentari del Pd di astenersi dal presentare disegni di legge a casaccio. «Ma se li presentiamo, poi difendiamoli», ha aggiunto, chiaramente riferendosi al testo Zanda-Finocchiaro sui partiti.
Meno dibattuto, ma non meno rilevante, è il secondo problema: quello dell’abuso della statistica, di cui sono colpevoli soprattutto i giornalisti. Ne parliamo con Luca Ricolfi, statistico critico, che al fenomeno ha dedicato più d’un saggio.
Andiamo con ordine, professore, in giro ci sono troppi dati?
«Ogni mattina con la Fondazione David Hume censiamo almeno quattro o cinque statistiche, che di solito raccontano la stessa realtà con parole o punti di vista diversi e che grazie al digitale arrivano ormai direttamente sulle scrivanie di voi giornalisti».
E che uso ne facciamo?
«Pessimo. Si tratta di dati spesso già deformati, perché diffusi da istituti che li usano esclusivamente per farsi pubblicità…».
E noi giornalisti?
«Li ingigantite ulteriormente. Noto, ad esempio, la tendenza a definire ‘esponenziale’ qualsiasi crescita: la povertà, la diffusione della droga, la disoccupazione… Ma esponenziale significa solo che la crescita è costante, il che non esclude sia minima».
La conseguenza?
«Che quando poi c’è davvero una crescita esponenziale vi mancano gli aggettivi e nessuno se ne accorge».
Faccia un esempio.
«Prodi vinse nel 2006 agitando le statistiche sulla numero delle famiglie che non arrivava a fine mese. Ma nessuno notò che, dati veri alla mano, durante il suo governo si passò dal 15 al 20%. E la cosa tragica è che nessuno si accorse che con Monti le famiglie che stentavano ad arrivare a fine mese furono il 30-35%: un fenomeno gigantesco, ma a furia di urlare ‘al lupo al lupo’ non fu colto».
C’è poi l’ossessiva ripetizione di dati sempre uguali…
Ci sono i dati falsi, come ‘l’esplosione delle diseguaglianze in Europa’. Ci sono i dati scontati, come, quelli sul tot di persone che vive con un tot di pensione: sempre gli stessi, eppure sempre apparentemente nuovi. E poi ci sono i dati presentati con sciatteria».
Ad esempio?
«Un giovane su tre è senza lavoro’: falso! In realtà è uno su 10, poiché la disoccupazione è calcolata sugli ‘attivi’, cioè su chi ha o sta cercando attivamente lavoro. E sono solo un terzo del totale dei giovani».
Tutto ciò, che conseguenze comporta?
«Beh, io non credo che l’esibizione di ottimismo di Berlusconi e Tremonti abbia a suo tempo elevato la propensione al consumo dei cittadini, ma sono sicuro che questo continuo martellamento di dati catastrofici la inibisca. Così si deprime ulteriormente l’economia e si cambia nel profondo la mentalità degli italiani. Non in meglio, temo».