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Il batticuore di Suzuka 2003

Credo di aver già descritto, in questa sede, le emozioni più grandi da me provate a Suzuka.

Per motivi diversi, anzi, opposti.

Il 2000.

Il 2006.

Quindi, non ne riparlerò: padrone ognuno di recuperare la memoria di quelle due edizioni del Gran Premio del Giappone seguendo i percorsi, intimi, della mente sua.

Invece devo avere accennato solo di striscio al 2003.

Il 2003!

Partimmo per Suzuka con l’idea che in pratica Schumi avesse già in tasca il suo sesto mondiale, il quarto consecutivo con la Ferrari.

Mancava il sigillo della matematica, ma ritenevamo si trattasse di una formalità.

Poi il sabato, qualifiche.

All’epoca i drivers uscivano uno alla volta.

Michael era l’ultimo ad effettuare il tentativo.

Venne giù un temporale, fantozziano, proprio sulla sua crapa.

Morale: posizione piuttosto attardata, sulla griglia di partenza.

In compenso, non ci dovevano essere problemi in gara. La Ferrari del 2003 non era perfettissima, ma la svolta sulle gomme post Gp di Ungheria aveva inguaiato la concorrenza Michelin.

Invece, fu un inferno.

Schumi dava l’impressione di essere stranamente nervoso.

Quasi si schiantò contro la monoposto del fratello.

E nel frattempo c’era un pilota, un biondino, che stava accarezzando una incredibile concatenazione di eventi improbabili per laurearsi campione in extremis.

Lo stesso biondino al quale il colpo magico, in altro contesto, sarebbe riuscito, sì, ma quattro anni più tardi, nel 2007.

Per fortuna di Michael e delle nostre coronarie, in testa alla corsa veleggiava Barrichello, con la seconda Rossa.

Ora, Rubens notoriamente non è mai stato un fulmine.

Ma, a voler essere limpidi nel giudicarne il contributo alla causa, ci sta di dire che nel 2000 (la sua impresa di Hockenheim, in un frangente psicologicamente delicatissimo per Schumi, al secondo kappao consecutivo in partenza, una roba tipo Alonso 2010) e nel 2003 (appunto la domenica di Suzuka) il brasiliano fu fondamentale.

Era al posto giusto nel momento giusto, ecco.

Cosa spesso fallita da parte di altri numeri due della Rossa.

Andò a finire che Schumi vinse il titolo con punti due (2) su Kimi Raikkonen.

Era il 2003.

Era un intreccio di destini.

Era un prologo.

Era (e rimane) un gran bel ricordo.