Quell’«arte» imposta con la violenza
Una brutta cosa quella di rovinare il Duomo di Milano. È colpa di gente del genere se poi i writers vengono considerati vandali e non riescono a capire, nei graffiti, il vero valore artistico. Fede, ilgiorno.it
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Speriamo che grazie alle riprese delle telecamere questo giovane che ha imbrattato il Duomo venga identificato. Dovrebbe ripulire tutti i muri della città. ma proprio tutti. MariaGrazia, ilgiorno.it
I GRAFFITI dei writers e degli imbrattatori rovinano le nostre città. Loro la chiamano “arte”, ma la impongono a tutti con la violenza, anche a chi non la ama. Forma d’arte o abuso? Elemento di degrado o valore aggiunto del cemento metropolitano? Gli autori la chiamano anche libertà di espressione. Ma tale libertà deve davvero imporsi con così tanta violenza, anche a chi quest’arte non ama? Loro, i cosiddetti artisti, ci tengono a sottolineare la distinzione tra i writer e i semplici imbrattatori. I primi dipingono utilizzando il tessuto urbano, invece che la tela. Professano un codice etico secondo cui i beni culturali non vanno violati. Gli imbrattatori, invece, scrivono frasi o eseguono scarabocchi su qualsiasi arredo urbano. Nel loro caso non si può parlare di forma d’arte, ma di puro vandalismo. E quando ad essere colpito è il simbolo di una città, come è avvenuto con il Duomo di Milano, è più che mai il gesto di uno stupido idiota. laura.fasano@ilgiorno.net