Il nuovo Italicum. Ecco come funziona
Se è vero, come è vero, che l’accordo Renzi-Berlusconi regge e il ‘patto del Nazareno’ pure, entro un paio di mesi l’Italia potrebbe avere una nuova legge elettorale. Si tratta del nuovo Italicum o un Italicum 2.0 che sta, finalmente, prendendo forma. Ecco come.
Che cos’è. La nuova legge elettorale viene, volgarmente, ma con un latinismo non nuovo al sistema politico (Mattarellum, Porcellum), detto Italicum. Sarebbe la terza legge elettorale della II Repubblica. Dopo, appunto, il Mattarellum (sistema maggioritario basato su collegi uninominali al 75% e, per un restante 25%, proporzionale, entrato in vigore nel 1993 e applicato alle elezioni del 1994, 1996, 2011) e il famigerato Porcellum (entrato in vigore nel 2005 e applicato alle elezioni del 2006, 2008, 2013). Il Porcellum è un sistema a base proporzionale, ma con premio di maggioranza e un complesso sistema di soglie per i partiti coalizzati e non coalizzati. E’ stato dichiarato incostituzionale in gran parte dalla Consulta (sentenza 1/2014), almeno per la Camera, che ha abolito il premio di maggioranza (55% dei seggi alla lista vincente senza soglia), chiedendo la reintroduzione delle preferenze contro le liste bloccate e vietando la possibilità delle multicandidature (ci torneremo). L’Italicum è, invece, sempre un sistema a base proporzionale, ma con premio di maggioranza che si ottiene raggiungendo una soglia (40%) che, se non raggiunta, conduce a un ballottaggio tra i primi due. La soglia di ingresso per le forze politiche è unica (3%): esse hanno diritto alla ripartizione dei seggi su collegio unico nazionale.
Ma vediamo come è strutturato, nel dettaglio, l’Italicum e i maggiori punti ancora aperti e ancora in discussione tra le forze politiche.
Premio alla lista. Nel testo approvato in prima lettura alla Camera (marzo 2014) il premio di maggioranza corrispondeva al 15% dei seggi se nessuno gruppo di liste (coalizione) superava il 37% dei voti, ma la vittoria al ballottaggio garantiva solo il 52% dei seggi (Camera) e cioè 327. Due e significative le correzioni: il premio resta del 15% ma va alla lista, e non più alla coalizione, vincente; il premio di lista del 15% garantisce in ogni caso 340 seggi totali.
Eventuale ballottaggio. Ove nessuna lista raggiunga il 40% dei voti, si procede al ballottaggio tra i primi due migliori piazzati. Si tratta, dunque, di un sistema elettorale a doppio turno ‘eventuale’.
Soglie di sbarramento. L’Italicum prima versione le prevedeva a ‘doppio regime’: 4,5% per ogni singola lista dentro una coalizione e 8% per le liste non coalizzate. Il premio alla lista spazza via il ‘doppio binario’: la soglia di sbarramento sarà unica per tutti e calcolata sulla base di un collegio unico nazionale e non nei collegi. Quale? Il vertice di maggioranza tenuto da Renzi con tutti i piccoli partiti della coalizione di governo ha scritto, nero su bianco, 3%, ma Forza Italia parte da una posizione negoziale molto alta (6%). Verosimilmente, all’interno del lavoro in commissione al Senato, la soglia di sbarramento potrebbe essere alzata e portata fino al 4%, ma difficilmente supererà tale cifra. Per i piccoli il 4% è sopravvivenza.
Collegi o circoscrizioni. Il diavolo, si sa, sta nei dettagli. In ogni legge elettorale questi si chiamano collegi (o circoscrizioni). L’accordo di maggioranza ha scritto che saranno ’75-100’, ma l’ultima versione del ‘patto del Nazareno’ prevede che siano 100. Aumentare di numero (e, dunque, rimpicciolire di grandezza) i collegi fa aumentare i ‘nominati’ sicuri, e dentro tutti i partiti. Diminuire i collegi di numero (“almeno a 60”, come chiede la minoranza del Pd) e aumentarli di ampiezza, equivale ad aiutare chi corre colle preferenze anche in partiti non grandi, ma medi o piccoli.
Capolista bloccati/preferenze. Il primo eletto (“capolista”) di ogni collegio è bloccato, seguono le preferenze, in numero da stabilire, ma che non dovrebbe superare un numero che va da cinque a sette. Se i collegi saranno 100, solo il Pd eleggerà anche con le preferenze. Esempio: se il Pd vincesse il premio di maggioranza, al primo o al secondo turno, avrebbe 340 deputati: 100 eletti con le liste bloccate, 230 con le preferenze. FI, oggi al 15%, avrebbe circa 70 deputati, tutti eletti con le liste bloccate, l’M5S (20%) 90-100 deputati (idem). Multicandidature. Nell’accordo sono ammesse fino a dieci. Ai piccoli servono come il pane per evitare l’effetto ‘flipper’ (sai che eleggi, ma non sai dove), ma – dicono dalla minoranza del Pd – “sono a rischio incostituzionalità. La Corte, con diverse sentenze, ultima quella del 1/2014 vieta apertamente candidature multiple”. Esempio: con le multicandidature, Alfano si candida in 10 collegi, viene eletto in uno, gli altri eletti NCD (presupponendo che superi la soglia del 3%) sono scelti, a loro volta, tra candidati presi dal listino bloccato in altri collegi.
Quote rosa. L’alternanza di genere è fissata in proporzione 60/40 per quanto riguarda i capolista. Per le preferenze, andrà rispettata la doppia preferenza di genere (uomo/donna) pena l’invalidità del voto.
Tempi. L’Italicum riprenderà il suo corso, dopo otto mesi di stop, martedì 18 novembre, in commissione Affari costituzionali Senato, relatrice la presidente Anna Finocchiaro. Il governo punta all’approvazione dell’aula del Senato entro fine dicembre affinché torni alla Camera per le modifiche e diventi legge a febbraio 2015.
Validità. L’Italicum varrà solo ed esclusivamente per la Camera. Per il Senato, bisognerà attendere la riforma del Senato e del Titolo V.