La F1? Non deve essere un paese per vecchi
Debbo ammettere che non sono stato colto di sorpresa dalle più recenti dichiarazioni di Ecclestone.
Quelle secondo le quali la Formula Uno bisogno non ha del pubblico più giovane, perchè in buona sostanza i ‘marchi’ coinvolti nel gran giro del Circo a quattro ruote si ‘rivolgono’ a chi ha molti quattrini in tasca, dunque non certo ai ventenni o giù di lì.
Questo per riassumere, alla buona.
Ora.
Io, nel profondo del mio rimbambimento, rovescerei invece il ragionamento (e pure il tavolo).
Slogan?
Ecco qua.
La Formula Uno NON E’ (meglio, non deve essere) un paese per vecchi.
S’intende che io sto tra i vecchi.
Ma qui ci confrontiamo con un problema enorme. Quasi filosofico.
Ho dei nipoti. Fascia 20-25.
Bravi, ottimi ragazzi.
A loro, dei Gran Premi frega il minimo. Al massimo chiedono allo Zio Rimba il risultato. Oppure mi sfottono in nome delle strepitose prestazioni del Kimi-bis (tutti alonsiani, nel parentado).
La mia impressione (e non vedo come per Ecclestone possa essere un merito!) è che ci siamo giocati una generazione. O quasi.
Beninteso, non è colpa dello strapotere Mercedes nel 2014.
E’ che per troppe stagioni la F1 ha rifiutato il concetto stesso di spettacolo.
E’ che per troppi anni è passata l’idea che a decidere le corse fossero diaboliche invenzioni di ingegneri geniali ma alieni, se non alienati: come puoi pretendere che un ragazzo si appassioni al sistema per lo sfruttamento dei gas di scarico (giusto per fare un esempio)? In questo, aveva ragione il marito della Gregoraci, alias Briatore, quando, già una decina di anni fa, diceva che bisogna togliere il potere ai Cervelloni per restituirlo agli appassionati.
La semplicità dell’entusiasmo è stata uccisa dalla complessità delle competenze, meravigliose ma astruse, roba da Nasa.
E poi per troppi anni ci siamo adattati all’idea che il pilota contasse sempre meno. La qual cosa, intendiamoci, è vecchia come il cucco (già Enzo Ferrari, negli ultimi tempi della sua esistenza, quotava al 90% il ‘peso’ della monoposto sul risultato), ma siamo arrivati all’estremo che oggi, persino tra chi fa il suo stesso mestiere!, c’è chi può asserire che Vettel ha vinto quattro (4) titoli mondiali per esclusivo merito della vettura.
Recentemente mi sono sentito con Veltroni. Sì, lui.
Non abbiamo ragionato sulla imminente corsa al Quirinale.
E’ che Veltroni vorrebbe dedicare, dopo Berlinguer, un docu-film a Gilles Villeneuve: è affascinato dal fatto che, a trent’anni dalla morte, sia ancora vivo il ricordo di un driver che ha vinto meno di dieci Gran Premi e che non si è mai laureato campione del mondo.
Vuoi sapere perchè?
Perchè Gilles ti trasmetteva una emozione ogni volta (Ayrton anche, eh). Non per niente gli adolescenti e i ventenni di fine anni Settanta lo adoravano e non avrebbero perso un Gp nemmeno sotto tortura.
Sarà banale o nostalgico o malinconicamente cretino, eppure io penso che, se vogliamo che la F1 smetta di essere un paese per vecchi, dobbiamo tornare a quello spirito lì.
E ve lo dice un rimba, eh.