Liceo classico? Assolto al tempo di web
BELLO e istruttivo il processo andato in scena a Torino nei giorni scorsi con imputato il liceo classico che si è concluso (non senza sorprese, almeno per me) con la completa assoluzione di questo genere di studi perché – è stato sostenuto – serve ancora studiare Lucrezio e Platone ai tempi di Twitter. Però pensando ai ragazzi che cercano lavoro mi domando: ma imparare a far qualcosa non sarebbe meglio?
Marco Angeli, Milano
DA SETTIMANE si va sviluppando un dibattito legato alle prospettive degli studi umanistici nel nostro Paese, dibattito che nasce dal calo di iscrizioni del Classico. Nel dibattito ci si interroga non solo su uno specifico indirizzo di studi, ma sulla scuola italiana e più in generale sul rapporto con i giovani e le loro prospettive. Due le strade che si prospettano davanti alla «formazione»: una difensiva, che guarda al giorno dopo, ma non al futuro; una di attacco, coraggiosa e di prospettiva. Non crediamo possa esserci un indirizzo di scuola superiore che non debba porsi domande e obiettivi, ma certamente il liceo classico queste domande e questi obiettivi li ha nel suo Dna. Non scuola di nicchia per la formazione di una classe dirigente, ma scuola inclusiva di cultura, che educa e forma il cittadino. E che può valere (eccome) anche al tempo di internet.
laura.fasano@ilgiorno.net