L’ultimo dei mohicani
È UNO DEGLI ULTIMI del vecchio Partito Comunista nel rosso dell’Emilia che più rosso non si può. Mauro Olivi, 77 anni, ha sempre vissuto alla Bolognina: abita, e non poteva essere diversamente, in via Gorkji, nel quartiere operaio per eccellenza. È stato pure un deputato secchione ai tempi di D’Alema & C. Abituato alle percentuali bulgare di affluenza al voto dei compagni, oggi è amareggiato, anche se cerca di nascondere, in qualche modo, la delusione, per l’astensionismo-record di domenica scorsa. Non vuole apparire come un dinosauro, retaggio di tempi ormai passati, ma dalla sua analisi traspare, ugualmente, la nostalgia per un mondo che non c’è più. Ma come si sente, oggi, il compagno Olivi? «Come posso sentirmi?». Non lo dice, ma in lui c’è un misto di profonda amarezza e anche di incredulità. «Qualche anno fa, tenni l’orazione funebre di una compagna che era sopravvissuta a tre tentativi d’impiccagione dei nazisti e che mi ricordava sempre con profonda commozione il giorno in cui, nel 1946, entrò, per la prima volta, nella cabina elettorale. Quel voto era stato una grandissima conquista, un diritto sacro e inviolabile, bagnato dal sangue dei tanti che si erano sacrificati per la libertà ». Sono trascorsi quasi 70 anni d’allora e, oggi, le Due Torri sembrano, davvero, capovolte: i bulgari sono diventati gli astensionisti e Olivi rischia di diventare l’ultimo dei mohicani. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net