Campi nomadi, basta regali a chi non vuole integrarsi
A Bologna, come avete letto sulle cronache, hanno denunciato 18 rom finti poveri che vivevano in un campo con alcuni benefit. Uno intascava la pensione di un morto, un altro possedeva un bar poi c’è chi è proprietario di auto da 40mila euro, oro , gioielli e altri preziosi. In totale sono stati sequestrati beni per 1 milione di euro.
Tranne qualche eccezione i rom nei campi di tutta Italia vivono di espedienti, di furti, di commerci illeciti e non lavorano per scelta. Gran parte (non tutti) di essi quindi non hanno minimamente voglia di integrarsi. C’è più volontà di vivere con le nostre regole da parte dei clandestini che arrivano sui gommoni e che pure siamo costretti a mantenere a decine di migliaia. Molti di loro,se potessero, si rimboccherebbero le maniche per un qualsiasi impiego. La maggioranza degli ospiti dei campi nomadi a cui i comuni pagano luce, gas e acqua non ci pensa nemmeno.
L’Italia un tempo era paese di emigranti. I nostri concittadini che andavano in America o in Australia fecero di tutto per integrarsi pagando un prezzo di sacrifici e umiliazioni, ma con il preciso obiettivo di crescere e vivere in quella società. I rom non ci pensano nemmeno e per molti di loro non si capisce di cosa vivono visto che non frequentano la Caritas, non hanno un mestiere ma acquistano auto di lusso. Bisogna smetterla con questa ipocrisia diffusa. I sussidi e gli aiuti pubblici devono cessare, se non nei casi disperati come avviene per gli italiani che restano senza lavoro o che non arrivano alla fine del mese. Se una famiglia non paga l’energia elettrica gli staccno l’utenza. Se in un campo nomadi succede la stessa cosa paga il comune. Non ci siamo.
L’amministrazione comunale di Bologna spende 157 mila euro l’anno per sostenere tre campi. Ha senso? No. La filosofia di questo malinteso senso del welfare va cambiata perchè intanto è cambiato il mondo. L’assistenza e gli aiuti vanno dati a chi vuole integrarsi nella società e a chi rispetta le regole.
Beppe Boni