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Cari medici, ricordatelo: oltre alla malattia c’è anche il malato…

Sono andato per una visita dermatologica all’Iot, nel viale Michelangelo, fissata al Cup dopo tanti tentativi e tanta attesa. Ho aspettato quaranta minuti rispetto all’ora dell’appuntamento (e fin qui niente di drammatico) e poi la dottoressa mi ha liquidato in cinque minuti e in modo molto sgradevole. Il mio medico mi aveva detto di far vedere alcuni nèi potenzialmente a rischio e lei mi ha detto che nella richiesta questo non c’era, che doveva esaminare solo una ciste, e che per quella dovevo riprendere l’appuntamento. Non mi hai mai guardato negli occhi ed è stata molto sbrigativa. E’ stata molto più gentile un’infermiera che mi ha spiegato tutti i passaggi ed è stata umana. Scrivo questa lettera perchè è l’ennesima esperienza negativa che ho con i medici, ogni volta mi sento trattato come un intruso e me ne vado con la coda fra le gambe. Il mio è solo uno sfogo, ma ogni volta ci rimango male. Mi sembra che per fare il dottore ci vorrebbe più umanità.

Lettera firmata.

Caro lettore, mai come in questo campo è vietato fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono medici sbrigativi o chiusi in se stessi, altri che saprebbero comunicare ma sono innervositi dal carico eccessivo che la struttura gli affida, e ci sono anche quelli – tanti – che danno anima e corpo ai pazienti ben al di là di quanto ricevono in cambio dall’azienda pubblica. Ma c’è anche un’avanguardia di dottori e dirigenti che in effetti si sta chiedendo dove sta andando la sanità se con l’organizzazione che si è data non ha il tempo o i mezzi sufficienti per ascoltare i pazienti, capirne meglio i sintomi e dunque azzeccare meglio diagnosi e cura. Il problema è a monte, ci dicono queste persone, non a valle. Bisogna formare i medici fin dall’università, tornare all’idea che il malato viene prima della malattia, che per fare una buona medicina l’ascolto è necessario, bisogna chiedersi se ha senso riempire l’agenda di appuntamenti da cinque o dieci minuti l’uno se poi i pazienti, insoddisfatti o non curati, torneranno a pesare sulla sanità pubblica con altri appuntamenti, altri esami, altre spese. Come lei, appunto. Che, per la fretta di quella dottoressa, dovrà richiamare il Cup, riperdere un’altra mattinata di lavoro, e impegnare nuovamente un dottore per una visita che, a naso, poteva essere associata a quella che ha già fatto. E poi diciamolo: a volte basta uno sguardo e una parola di comprensione perchè almeno l’ansia possa sciogliersi. Perchè non farlo?