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La F1 in Australia tra i koala

1999.

Non è che la Ferrari avesse l’abitudine di vincere la prima gara del campionato.

Anzi, all’epoca non accadeva da dieci stagioni. Da un assolato pomeriggio del 1989, la rocambolesca e per certi versi incredibile impresa di Mansell a Jacarepaguà.

A Jacarepaguà c’ero e mi era sembrato di vivere un sogno.

Poi, prime gare sempre in bianco.

Non la vedevamo mai.

E arriva il 1999.

Melbourne.

Siamo ovviamente tutti lì per Schumi, che inaugura l’ennesimo assalto al cielo.

E’ una di quelle domeniche che tu non lo sai, eppure passeranno alla storia.

No, dico.

Primo Irvine.

Eddie Irvine.

Irvinaccio lo sciupafemmine.

Su Ferrari.

In gara erano andate maturando situazioni stranissime e Michael si era ritirato.

Di Eddie ero amico, come si può essere amici di un giuggiolone al quale interessano, legittimamente, giusto due cose.

La pila e la gnocca.

Traduco.

Il denaro e le donne.

Però, come pilota, è il primo vestito di rosso ad aggiudicarsi la corsa che apre il campionato.

Un evento.

Noi ferraristi eravamo tutti felici. Piacevolmente felici. Ci scocciava per Michael, ovviamente. Ma era una gioia, Eddie sotto la bandiera a scacchi.

Ah, passò pure un koala sulle erbe dell’Albert Park, mentre allegrissimo mi avviavo all’incontro post race con Jean Todt.

Il nostro grande capo.

Il Pinguino supremo!

Le Roi soleil.

L’Aznavour del muretto.

Va mo là.

Magari il koala me l’ero immaginato, invece al tavolino sistemato dietro il garage della Ferrari c’era sicuramente un morto.

Voi avete mai visto da vicino un Pinguino morto che parla?

Io l’ho visto.

Ecco, Todt era tristissimo.

Torvo.

Depresso.

Un Pinguino morto che parla.

Non gli fregava assolutamente nada del fatto che dopo dieci anni la Rossa fosse tornata a vincere il primo Gp del campionato.

Gli fregava una mazza che un ferrarista fosse leader del mondiale.

Parlò di un quarto d’ora del dolore per l’abbandono di Michelone.

Sacrosanto disappunto.

Dopo dieci minuti di requiem e parce sepulto, mi parve di vedere di nuovo quel koala.

Dunque chiesi la parola e dissi: vabbè, signor Todt, senz’altro Schumi si rifarà però si sforzi di fare un sorriso, in fondo la Ferrari ha vinto.

Il Pinguino mi attraversò con uno sguardo che era un dardo, meglio un fulmine.

Venni tramortito insieme al koala.

Era il 1999.

Non potevo immaginare cosa sarebbe accaduto dopo, a Magny Cours e drammaticamente a Silverstone e gloriosamente a Sepang e misteriosamente a Suzuka.

Però, senza accorgermene, avevo capito tutto.