Gambia, pescatori arrestati: non si ripeta il caso Marò
IL PRECEDENTE induce a pensar male. E, come diceva Andreotti, si commette peccato, ma spesso si indovina. L’Italia, con l’avvicendarsi di quattro ministri degli esteri, in tre anni non è riuscita a sottrarre all’India i due marò accusati di aver ucciso due pescatori scambiandoli per pirati. Massimiliano Latorre è momentaneamente in Italia per curarsi, Salvatore Girone è ancora trattenuto in India. Il fantomatico processo è in attesa di essere fissato. Tra errori, arrendevolezza e mancanza di strategia il caso non è risolto. Non vorremmo che i due pescatori sbattuti in un carcere – lager in Gambia facessero la stessa fine. Con l’India abbiamo rapporti economici e politici che forse hanno complicato la soluzione del caso ma col Gambia no. L’Italia stavolta deve alzare la voce subito anche perchè l’accusa non è di omicidio, ma di aver avuto a bordo (non di averla utilizzata) una rete con le maglie di 4 millimetri (proprio 4, avete capito bene) più stretta del consentito. Senza contare che la nave con i restanti altri 25 membri di equipaggio è bloccata e sorvegliata da miliziani armati.
L’AMBASCIATORE italiano di Dakar è al lavoro, dicono alla Farnesina. Ci crediamo. Ma qui è in gioco la faccia del nostro Paese e vogliamo sperare che dietro l’ambasciatore ci si muova pesantemente in tutti i modi, ufficiali e coperti. Sia per i due pescatori, sia per la credibilità internazionale dell’Italia non possiamo farci mettere con le spalle al muro da un paese instabile e affidato alle pericolose bizzarrie del presidente Yahya Jammeh. Ora i due marinai, dopo primo processo farsa, sono nel carcere di Mile2, un inferno dove si può morire o sparire senza che nessuno se ne accorga, dove il cibo manca, le condizioni igieniche sono paurose e dove è praticata la tortura. Uno scenario da incubo documentato da Amnesty international che ha definito Mile2 «un posto disumano». Tre anni fa furono giustiziati dalle autorità 9 detenuti e i corpi lasciati per ore nel cortile del carcere, come monito agli altri detenuti.
La Farnesina invoca il silenzio e fa sapere che «stiamo lavorando». Lo disse anche il ministro degli esteri del governo Monti, GiulioTerzi di Santagata. Sono trascorsi oltre tre anni e altri tre ministri e i due marò sono ancora ostaggio degli indiani. Col Gambia non vogliamo il bis.
Beppe Boni