Candeline monegasche per i 70 anni di Ferrari
Per aggirare la noia di un inutile venerdì monegasco, andrò a soffiare sulle candeline della torta di Piero Ferrari, che compie settant’anni.
Ci siamo conosciuti quando io ero un ventenne ancora brufoloso e lui stava sotto i quaranta. Suo padre era ancora tra noi.
Mi è piaciuto subito.
Esattamente per le cose che i detrattori gli rimproveravano.
Non aveva nessuna smania di mostrarsi all’altezza di un genitore irripetibile.
E tanta gente, invidiosa più del patrimonio che del nome, si divertiva ad esasperare le critiche al continuatore della dinastia. Scambiando la buona educazione per ignavia, la sobrietà per debolezza, eccetera.
Siamo diventati amici e abbiamo fatte anche cose allegre insieme: un libro, un dvd, eccetera.
Gli ho chiesto di dirmi qualcosa adesso che taglia un traguardo simbolico. Appunto le 70 primavere.
‘Eh, io preferisco pensare che in questo 2015 è mezzo secolo che sono in azienda. Almeno riesco a sentirmi un po’ più giovane! La vita è volata, rimpianti non ne ho. Mai ho accettato il paragone con papà, ci sono persone che non puoi pretendere di imitare, io sono io e a lui debbo tantissimo, ci mancherebbe…’
‘A me poi interessa conservare il valore privato del padre. La figura pubblica è stata raccontata in mille maniere e continuerà ad essereraccontata in mille maniere. In compenso l’unico testimone del vero Enzo Ferrari è il sottoscritto. E ci sono cose che ti rimangono dentro, che sono solo tue, vale per qualunque figlio e per qualunque genitore…’
‘Nei miei 50 anni in Ferrari, dal 1965 in poi, il pilota che ho amato di più è stato Niki Lauda. Te lo dico persino con una punta di dispiacere: oggi lui lavora per la Mercedes! Ma nel 1974 io lavoravo al reparto corse e l’austriaco era quasi mio coetaneo e tra noi nacque un rapporto molto sincero, molto diretto. Al volante Niki è stato il migliore e come persona è uno in gamba…’
‘Schumi veniva spesso a cena a casa mia, gli regalai anche la prima copia della tua biografia su di lui, nel 2005. Non parlavamo quasi mai di Formula Uno, anche perchè in pratica vinceva sempre e non c’era poi granchè da dire. Era un grande appassionato di automobilismo, molto competente. Gli piaceva discutere di modelli e di motori. In questo sicuramente Vettel gli somiglia, ha la stessa passione per le auto di serie. Sul resto, diamo tempo al tempo…’
‘Il povero Gilles è morto guidando la Ferrari più bella di sempre, almeno secondo me. La macchina del 1982 è il capolavoro di Forghieri, era un concentrato assoluto di tecnologia, dalla aerodinamica al turbo potentissimo. Pensa che con quella vettura senza la tragedia il mondiale lo avrebbe vinto Villeneuve, ma dopo il disastro lo avrebbe vinto Pironi e dopo l’incidente di Pironi quasi lo vinceva Tambay, entrato in lizza praticamente a metà stagione…’
‘Io ho voluto bene a Gilles ma non ho mai nascosto di avere un debole per Scheckter. Era una cosa a pelle, una relazione umana molto felice. Quindi, se mi chiedi il podio dei miei piloti dal 1965 a oggi, io ti rispondo così: Niki, Michael e Jody…’
‘La torta me la danno nel venerdì di Montecarlo ma il regalo vero vorrei riceverlo domenica. So che per Seb e Kimi non sarà semplice, la Mercedes è ancora in vantaggio però stiamo rimontando. Mio padre diceva sempre che il secondo è il primo degli sconfitti, d’accordo. Considera però da dove siamo ripartiti! A me piace l’energia nuova che Arrivabene ha portato in Scuderia e sono convinto che il futuro si tingerà di rosso…’