La guerra di Rosa
EDUARDO? Totò? Una più moderna e pop «domenica bestiale»? Tanti idealtipi letterari e artistici sono utili per raccontare il thriller grillino di ieri.
Per cominciare, ecco le parole dei protagonisti.
Rosa Capuozzo, prima cittadina di Quarto: «Non mi dimetto. Ho il sostegno di tutto il Movimento».
Beppe Grillo, padrone dei Cinque Stelle: «Dimettiti e si torni al voto».
Capuozzo: «Valuterò la richiesta di dimissioni».
Tre prese di posizioni nell’arco di cinque ore. Contorno di reazioni più o meno dure: il Pd che s’indigna; un deputato dell’Assemblea regionale siciliana, Giancarlo Cancelleri, che scrive su Facebook: «Io sono Rosa Capuozzo» (ovviamente in senso figurato); una piazza pentastellata un po’ così che inscena, secondo i dettami politici più in voga, un flash mob a sostegno di Rosa con cartelli siffatti: «A Quarto per la legalità», «Un muro di onestà contro mafia e corruzione», «Ho voglia di legalità» eccetera. Capuozzo ringrazia, si commuove ancora, ma, visto il diktat del capo supremo, incontra in serata consiglieri e assessori per decidere il da farsi.
Rosa, nel video postato su Facebook (volto compreso e calendario dei Carabinieri attaccato alla parete), ringrazia Ferdinando Imposimato – ex magistrato ed ex politico prima comunista poi pidiessino poi socialista poi grillino – che la sostiene e si dispiace perché Roberto Saviano, il saggista considerato un simbolo della lotta alla camorra, ne chiede le dimissioni.
PERALTRO, in giornata, i grillini tentano di rompere l’assedio. Attaccano i democratici sul blog di Grillo. Roba forte: un consigliere comunale della siciliana Marsala, Daniele Cimiotta, sarà processato per voto di scambio. Il Pd tenta di recuperare il terreno perduto. Matteo Orfini: «Sono sconcertato – sostiene il commissario Pd della Capitale – dalla non-reazione del M5S. I Cinquestelle hanno nel curriculum alcuni episodi infelici». E via di questo passo. Pare quasi una gara al rinfaccio: sei più corrotto te. No, te.
E poi, c’è il presidente della Vigilanza Rai nonché membro del direttorio pentastellato Roberto Fico, sentito come teste dai pm che coordinano l’inchiesta campana, il quale ribadisce la sua fiducia nella magistratura e come i grillini siano «persone offese» dai fatti contestati a Giovanni De Robbio. De Robbio, indagato, il più votato del Movimento a Quarto, espulso dai grillini e dimissionario dal consiglio comunale.
DAGLI ALTI vertici filtra poco, a parte la ferrea volontà di licenziare Capuozzo e buttare così la palla in tribuna, linea concordata dopo il summit col ‘guru’ Gianroberto Casaleggio. Qualora il sindaco tentasse di resistere, la strada è una e una sola: l’espulsione. Ciò che preoccupa maggiormente i fustigatori dell’Italia corrotta e corruttrice è, ovviamente, l’immagine. Grillo non vuole macchie sulle sue bandiere, manco a dirlo.
ANCHE perché all’orizzonte si staglia lo skyline dell’appuntamento più importante: le amministrative di primavera. E presentarsi, per fare un esempio, a Roma con nodi così intricati non favorisce certo le magnifiche sorti e progressive. Del resto, la parole di Saviano – scrittore non certo disprezzato, nonostante qualche duello polemico, dal Movimento – provocano più di un turbamento nel cosiddetto popolo grillino: «Il Consiglio comunale di Quarto va sciolto per infiltrazione camorristica. Il balletto sulle dimissioni rischia di diventare una macchia indelebile, la sesta stella, la blackstar che offusca tutte le altre».
Il dramma continua. Le montagne sono sempre più russe. E in alta quota il gelo si sente.