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I denti di Cantone

Quando, un anno e mezzo fa, Raffaele Cantone, che ribattezzammo “lo sceriffo dell’Expo”, venne chiamato alla guida dell’Anticorruzione, era piuttosto perplesso. Me lo confessò in un’intervista del gennaio 2015 sul “Giorno”. Quella volta mi disse: “Non avrei mai pensato, al momento del mio insediamento, che Expo 2015, allora al centro di inchieste giudiziarie, potesse diventare un modello positivo. Addirittura da esportare”. Da mesi la grande kermesse milanese è andata in archivio e già adesso – salvo l’attualità dell’ex commissario Giuseppe Sala, che tenta ora di sbarcare a Palazzo Marino – la rassegna internazionale del sito di Rho-Pero sembra un tema da lasciare in ricordo ai posteri, eppure la fama di Cantone non si è affatto affievolita, anzi. Tanto è vero che il governatore del Pirellone Roberto Maroni ha bussato alla sua porta per cercare di fare luce sulle oscure trame della Regione che hanno portato all’arresto di 16 persone coinvolte nella Sanitopoli dei lumbard. Bobo ha fatto bene: occorre un altro miracolo perché, tra un freezer e l’altro, le mazzette della sanità spuntano come se fossero funghi (ibernati).
Qui ci vuole davvero una bocca buona a vedere tutte le tangenti che spuntano nell’odontoiatria. Ma il compito è sempre più arduo. Lo spiegò, in quell’intervista, lo stesso Cantone che disse. “Quando la stagione di Tangentopoli si è chiusa, nel 1996-‘97, si è ripreso a fare affari…. L’opinione pubblica è rimasta a guardare o ha valutato in modo sbagliato quanto stava succedendo”. I risultati, è la conclusione di quel pensiero, sono oggi sotto gli occhi di tutti. Sarà quindi un’impresa difficile. molto difficile, pure per un supersceriffo. Per un semplice motivo: se l’Expo è durato solo sei mesi, la malasanità va avanti da anni.
giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net