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Gli orti e le vigne da Leonardo al Risorgimento

CULTURA del vino. Mentre ero a Sanremo, un evento ha riportato la vigna al centro di Milano, al Siam in via Santa Marta 18. Produttori, cantine pugliesi di cui racconterò, il catering del ristorante La Casa, bel progetto di spazio culturale, enograstromico ed emotivo, i libri, tanti libri, in Conca del Naviglio. “Wine at 5 Vie”, che spero ritornerà con altre proposte in futuro. Ho chiesto a Rocco Ronza, sociologo urbano e docente di Urban Genoma, un racconto di com’era la Milano degli orti, dei conventi e delle vigne. I suoi appunti.

«VIGNA e la Vigna di Leonardo come stargate per un viaggio nel passato del sestiere di Porta Vercellina e delle 5 Vie. Una storia di giardini e di orti. Via Vigna, che fino al 1861 si chiamava Via San Pietro alla Vigna, era un lembo degli Orti di Filippo, un’area donata, secondo la tradizione, da una nobile famiglia romana convertita in cui sorsero le prime chiese di Milano e, in età successiva, la basilica di Sant’Ambrogio e alcuni grandi monasteri e chiostri tra i più antichi della città: da quello di San Francesco (la caserma Garibaldi, appena acquistata dalla Cattolica), al Monastero Maggiore, fino al convento di Santa Maria delle Grazie di fronte al quale sorge la Vigna di Leonardo, acquistata per lui dal suo grande committente, Ludovico Sforza detto il Moro.

Al vicino Castello, dimora del duca, si deve anche il perdurare della quiete e del respiro rinascimentale derivante da un tessuto a maglie larghe, nato con i suoi orti e i suoi vigneti, che ne ha segnato tutta l’evoluzione. Quando il potere civile secolare sostituisce quello ecclesiastico, tra l’era dei Lumi e il Risorgimento, infatti, i monasteri della zona, come il Castello, diventano caserme, conservando ampie pertinenze verdi e sfuggendo a lottizzazioni e urbanizzazioni industriali, fino agli ultimi anni dell’Ottocento, quando in questa porzione sud-occidentale del centro prenderà forma una delle aree residenziali più eleganti della città».