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Lezione d’inglese

LONDRA non esce dall’Unione Europea, in attesa del referendum fissato il 23 giugno, ma è come se fosse già “out”: al vertice di Bruxelles, David Cameron ha vinto a mani basse ottenendo anche uno status speciale per la Gran Bretagna. Il tandem Merkel-Hollande, che pretende ancora di dominare il club comunitario, questa volta ha issato bandiera bianca: tutti nudi alla meta tranne la perfida Albione. Gli inglesi, che, a suo tempo, non avevano voluto abdicare alla loro sterlina (e fecero benissimo considerando le vicissitudini dell’euro), oggi potranno andare ancor più per conto proprio, a dispetto di quell’unione di intenti che dovrebbe essere alla base di una comunità, soprattutto se è con la “c” maiuscola. La domanda viene, allora, quasi spontanea: ma noi che ci stiamo a fare? Se pensiamo a tutti gli schiaffoni che sono stati affibbiati, in questi due anni, al giovane Matteo viene davvero il dubbio di avere sbagliato tutto nei confronti dei nostri partner.

ANCHE PERCHÉ, al momento di dissociarsi dall’asse franco- tedesco, Renzi ha preso solo pesci in faccia, mentre Cameron torna a casa da vincitore. Senza entrare nel merito delle richieste della Gran Bretagna, più o meno condivisibili, è evidente che in Europa ci sono sempre più due pesi e due misure e che, in certi casi, l’isolazionismo, un’arte in cui i sudditi di Sua Maestà sono maestri, fa aggio su tutto il resto. Che senso ha, dunque, stare in riga quando poi, ad ogni piè sospinto, ognuno va per conto proprio? È il caso dell’Austria che, sorda ai richiami della Commissione, ha deciso di imporre rigide quote d’ingresso agli stranieri. E persino l’Ungheria se la prende con il nostro premier accusandolo di «ricatto politico» per avere minacciato di far togliere a Budapest i fondi Ue in caso di frontiere chiuse per i migranti.

SEMBRA, insomma, una specie di Babele dove tutti fanno la voce grossa: se è Cameron che urla, ottiene tutto, se è l’ex sindaco di Firenze a battere i pugni, racimola briciole. In ogni caso è inutile continuare a fare i signori quando i gentlemen per antonomasia, gli inglesi, mandano a quel paese i soci di Bruxelles senza tanti complimenti. Molti opinionisti hanno pensato che l’irrigidimento di Renzi nei confronti dell’Europa matrigna avesse anche fini elettorali in vista delle prossime scadenze amministrative. Non so se sia così, ma farsi rispettare dagli altri membri del club è oggi più che mai necessario per la semplice ragione che stare allineati e coperti non ha alcun senso. Poteva andare bene l’anno scorso, quando c’era aria di vera ripresa e avevamo interesse a stare ben agganciati al carro europeo. Ma oggi? La ripresa non c’è o, comunque, rispetto alle previsioni, appare molto debole ed incerta, così come si stanno volatilizzando gran parte dei benefici del gioco di squadra. È, però, anche vero che ogni tentativo di dissociarsi diventa sterile, se, poi, come contropartita, non si ottiene nulla. Renzi non dovrebbe, insomma, attaccare e basta: adesso è pure obbligato a realizzare qualche gol come ha appena fatto il poco più anziano Cameron. Matteo prenda esempio da David.  giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net